Pgt e “urbanistica horror”, l’ex consigliere Marazzini: “A Legnano manca il coraggio di progettare”
Per tantissimi anni tra i banchi dell'opposizione come consigliere comunale, il legnanese Giuseppe Marazzini ripercorre i principali progetti delle varianti urbanistiche approvate dagli amministratori pubblici che si sono succeduti, dal sindaco Cozzi a Radice
Sulla nuova variante di Pgt interviene un’autorevole voce politica del territorio che ben ne conosce la storia. Per tantissimi anni tra i banchi dell’opposizione come consigliere comunale, il legnanese Giuseppe Marazzini, in un lungo e approfondito testo pubblicato sul blog “Diario Legnanese” ripercorre i principali progetti delle varianti urbanistiche approvate dagli amministratori pubblici che si sono succeduti, dal sindaco Maurizio Cozzi fino all’attuale sindaco Lorenzo Radice. Grandi progetti rimasti perlopiù sogni irrealizzati (dalla piscina alla nuova biblioteca) mentre le grandi brutture urbanistiche (vedi ecomostro in copertina) sono ancora visibili in tutta la loro bruttezza: «A Legnano quello che non manca – è la riflessione di Marazzini – è l’urbanistica horror costituita dalle più belle brutture, una sita sul viale Cadorna e l’altra su corso Garibaldi… C’è poco da girarci attorno, i Comuni non hanno il coraggio di progettare la città a partire dall’esperienza di chi ci abita e dai problemi dell’abitare». Di seguito il testo integrale
Man mano che ci avviciniamo al dibattito consiliare sul nuovo PGT di Legnano il clima politico in città si sta facendo sempre più effervescente. Il Consigliere di opposizione Franco Brumana del Movimento dei cittadini da quasi un anno non perde occasione di esplicitare pubblicamente le proprie critiche sulle modalità di confronto e sui contenuti del Piano di Governo del Territorio (PGT). Le osservazioni e le puntualizzazioni del consigliere Brumana sono molto pertinenti e a mio parere l’opinione pubblica farebbe bene a non sottovalutarle.
Si sa che l’Urbanistica è materia per pochi e il suo linguaggio è incomprensibile alla maggior parte dei cittadini. Tuttavia per un reale coinvolgimento dei più non si può prescindere dal mettere a disposizione strumenti di conoscenza e di facilitazione atte a permettere valutazioni pertinenti e proposte concrete, quali potrebbero essere linee guida realizzate ad hoc.
Da quando è entrata a regime la Legge Regionale n. 12 del 2005 (legge del PGT), un tema mai sviscerato nei consessi comunali è stato il rapporto tra la Pubblica Amministrazione e l’Operatore Privato in materia di urbanistica negoziata (concetto predominante nella legge 12). La legge in tal senso è a maglie larghe e il privato ha buon gioco nell’influenzare le linee di indirizzo dei Comuni. È il caso di domandarsi se tale modalità di “contrattazione” debba essere esclusivamente delegata alla Giunta Comunale e a qualche tecnico comunale, o non debba piuttosto coinvolgere il Consiglio Comunale nelle sue varie fasi di elaborazione del PGT e pertanto non limitarsi al solo voto finale, e trovare spazio per il coinvolgimento delle Parti Sociali e Culturali della città con modalità multidisciplinari.
Dal Piano Regolatore Generale (PRG) al Piano di Governo del Territorio (PGT): sogni o incoscienza amministrativa? Nel 2003 in Consiglio Comunale era in discussione la “Variante generale del Piano Regolatore” della città di Legnano. Sindaco di allora Maurizio Cozzi al suo secondo mandato, Assessore all’Urbanistica l’architetto Carmelo Tomasello e il Progettista l’architetto Ermanno Ranzani. I progetti principali della variante per “diventare città” erano:
– la nuova piazza della stazione;
– il sottopasso pedonale della ferrovia;
– il Castello e la Pista ippica per il Palio;
– l’isolato dell’Ospedale;
– le piazze del centro città;
– i giardini pensili;
– il parco dello sport;
– il parco ovest e una piazza per il viale Sabotino.
Una favola che veniva raccontato dai fautori della variante al PRG era che viale Sabotino sarebbe diventato un viale alla “Champs Elysées”.
Nel 2011 viene varato il primo PGT di Legnano, sindaco Lorenzo Vitali, assessore all’urbanistica Gianbattista Fratus, progettista l’architetto Marco Engel.
Alcuni dei temi prioritari fissati nel PGT erano:
– recuperare le strutture pubbliche inutilizzate o sottoutilizzate promuovendo la costruzione della cosiddetta Cittadella della Fragilità nell’area dell’ex ospedale;
– valorizzare parti del tessuto storico finora meno curate, via Canazza e le restanti architetture di edilizia di origine rurale;
– realizzare un sistema continuo di aree verdi o di viali di passeggiata lungo il corso del fiume Olona;
– realizzare la nuova piscina all’estremità sud di viale Sabotino e la nuova biblioteca nelle ex fonderie Tosi;
– garantire la permanenza delle attività lavorative distribuite nel tessuto residenziale, anche attraverso eventuali incentivi edilizi;
– potenziamento della linea ferroviaria: la realizzazione delle barriere antirumore lungo tutto lo sviluppo della linea e lo spostamento della stazione trovano spazio nel pgt con un affondo relativo alla valorizzazione della nuova stazione quale porta principale di accesso a Legnano.Nel 2017 viene approvato l’aggiornamento del PGT 2.0. Sindaco Alberto Centinaio, Assessore all’urbanistica l’architetto Antonio Ferrè, Progettista l’architetto Marco Engel – lo stesso progettista del PGT del Sindaco Vitali.
I punti qualificanti dell’aggiornamento erano:
– contenere il consumo di suolo e aumentare le aree agricole;
– mantenere le attività lavorative del territorio;
– promuovere interventi di edilizia sociale;
– la nuova biblioteca intesa come “città del sapere” nelle ex fonderie Tosi;
– riqualificazione della piazza della stazione;
– sviluppare la rete ciclabile;
– lo spegnimento del termovalorizzatore di Borsano nel 2021;
– dalla Manifattura Legnanese alla Manifattura 4.0 (produzioni innovative, start up,
stampa 3D, ecc.).Una conclusione, ma anche no.
SPAZI PER VIVERE è il titolo di un capitoletto interno ad una brochure, redatta in italiano ed in inglese, realizzata dalla Città di Legnano e da Euroimmobiliare, senza data ma presumibilmente risalente all’epoca del sindaco Vitali, che recita “Con l’introduzione del Piano di Governo del Territorio sono rilevanti le novità che stanno cambiando radicalmente la pianificazione urbanistica, con l’adozione di nuove strategie ed indirizzi di azione. Forte sviluppo hanno avuto la riqualificazione degli spazi urbani pubblici e i temi di eccellenza nel campo dei servizi: nuovo ospedale, piazza S. Magno, Castello di Legnano, Area ex Cantoni, piazza Carroccio, e altri ancora. Anche attraverso le grandi opere e l’attenzione all’ambiente nelle sue forme – naturale e costruito – l’Amministrazione assolve al suo compito di garantire un’elevata qualità della vita per i suoi cittadini”.
È proprio così?Al 2023 la città di Legnano non ha una biblioteca intesa come “città del sapere”, ha una piscina comunale decadente ed insufficiente per una città di 60mila abitanti, non ha un Museo della storia del lavoro, dei lavoratori e dell’industria, ha un sistema sanitario locale quasi in default, non ha un parco per lo sport, non ha la Manifattura 4.0, non ha la piazza su viale Sabotino, non ha la cittadella della fragilità, non ha la piazza della stazione e nemmeno la nuova stazione, ha una rete fognaria che dire penosa è poco, a ciò bisogna aggiungere i due “ceffoni” ricevuti da due “importanti” operatori privati: Finmeccanica, nonostante le intese, fece naufragare il sogno della nuova biblioteca nelle ex Fonderie Tosi mettendo in vendita l’area; Palladium Group-Apollo European Real Estate, fecero fallire il progetto del Central Park nella ex area Pensotti di via Pisa.
Due ceffoni che tutt’ora fanno male.Ora ci prova il Sindaco Radice con i progettisti del centro studi PIM a rigenerare la città ma a ben vedere, al di là di un lessico enfatizzante e ricercato, il canovaccio delle promesse non si scosta molto dalle promesse precedenti. D’altronde Radice è a capo di una Giunta di ispirazione liberal borghese, e non ce lo vedo proprio a mettersi contro le leggi del mercato immobiliare. Gli 80mila metri quadrati denunciati dal consigliere Brumana, dedicati complessivamente al commercio, è già un primo segnale, poi toccherà scendere a patti con i grandi operatori privati. I centri commerciali sono un po’ il pane per i Comuni, basta guardarci attorno, dove sorgono le loro attività essi si fanno carico delle rotonde, di pezzetti di piste ciclabili, di qualche giardinetto o di un parchetto giochi, stessa solfa si ripeterà con gli imprenditori del mattone. A Legnano quello che invece non manca è l’urbanistica horror costituita dalle più belle brutture, una sita sul viale Cadorna (foto 1) e l’altra su corso Garibaldi (foto 2). Saranno le distorsioni del sistema legislativo che impediscono ai Comuni di agire direttamente o sono i Comuni che non se la sentano di intraprendere azioni? non è dato a sapere, sta di fatto che la permanenza, oramai permanente, di questi sfregi urbanistici fanno capire che i PGT non sono dotati di strumenti atti a sanare tali situazioni. C’è poco da girarci attorno, i Comuni non hanno il coraggio di progettare la città a partire dall’esperienza di chi ci abita e dai problemi dell’abitare.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.