Legnano diventa un “laboratorio vivente” con il progetto Mameli
Quanto la qualità dell'aria e l'ambiente che ci circonda influenza il nostro stato di salute? La risposta arriverà dallo studio avviato dalla docente legnanese Valentina Bollati, con la collaborazione della cittadinanza
Quanto la qualità dell’aria e l’ambiente che ci circonda influenza il nostro stato di salute? E quali sono i fattori che influenzano negativamente o positivamente il nostro DNA? Sono domande alle quali verrà data risposta attraverso lo studio Mameli presentato venerdì 6 settembre in Sala Stemmi a Legnano. Un progetto voluto per capire i meccanismi epigenetici (quelle modificazioni nell’espressione dei nostri geni che non prevedono un’alterazione della composizione in basi del DNA) che mediano l’effetto dell’esposoma sulla salute. Un importante studio che è coordinato dalla legnanese Valentina Bollati, professore associato del dipartimento di scienze cliniche e di comunità dell’università degli studi di Milano, che ha deciso di invitare tutti i cittadini a partecipare. «Mameli punta a creare un laboratorio per investigare l’ampia gamma di fattori ambientali in un sistema relativamente controllato – spiega Bollati -, sfruttando l’insieme di fattori di rischio comportamentali, ambientali e occupazionali riscontrati in una popolazione urbana. Il progetto coinvolgerà 6.200 residenti in città durerà complessivamente cinque anni, ma i cittadini saranno impegnati in maniera diretta per due settimane. Con l’auto di tutti intendiamo mappare la metilazione degli elementi ripetuti per tracciare gli effetti dell’esposoma sulla salute umana». In questo modo la città si trasformerà in un laboratorio vivente.
La ricerca è finanziata dal Consiglio Europeo per la Ricerca con quasi 3 milioni di euro ed è sostenuta dall’amministrazione Comunale. Avis Milano e Legnano metterà a disposizione l’infrastruttura necessaria per effettuare in modo sicuro i prelievi di sangue, e vede coinvolti l’Università di Parma, l’Università dell’Insubria e l’Istituto Italiano di Tecnologia. «L’esposoma rappresenta l’insieme di tutti quei fattori, interni ed esterni, che influenzano la salute umana nel corso della vita – spiega la ricercatrice -. Il legame tra esposoma e salute è supportato da un’evidenza: lo sviluppo di uno stato di malattia è in gran parte determinato da fattori di rischio comportamentali, ambientali e occupazionali, molti dei quali sono, almeno potenzialmente, modificabili».
Il progetto si svilupperà in due fasi
La prima, che vedrà l’avvio nelle prossime settimane, è dedicata ai volontari di Avis Legnano – l’obiettivo è coinvolgerne 200. Nel momento in cui i volontari saranno chiamati a programmare la loro donazione periodica verrà loro chiesta la disponibilità a partecipare allo studio. Chi accetterà sarà invitato due settimane prima della donazione nella sede Avis dove, oltre ad avere informazioni sul progetto ed esprimere il proprio consenso, riceverà un braccialetto (FitBit) per registrare il battito cardiaco e la sua variabilità, la qualità del sonno e il livello di attività fisica. Il donatore dovrà inoltre attivare un’app che raccoglierà quotidianamente informazioni sul consumo di acqua o alcool, il fumo e l’umore attraverso domande rapide durante il giorno. Con l’attivazione della funzione GPS sul cellulare, che
registrerà la posizione del donatore, sarà inoltre possibile conoscere l’esposizione all’inquinamento dell’aria e identificare la permanenza in aree verdi piuttosto che in zone molto trafficate.
Dopo due settimane, quando i volontari si presenteranno in Avis per la donazione, un collaboratore del progetto raccoglierà i dati riportati dal braccialetto e dall’app e procederà con un’intervista sullo stato di salute e sullo stile di vita dei volontari. Contestualmente saranno raccolti una provetta di sangue, un campione di urine e un tampone nasale. Per proteggere la riservatezza delle persone coinvolte, tutte le informazioni e i campioni biologici raccolti saranno privati di ogni riferimento personale e identificati solamente tramite una sequenza numerica di 10 cifre. La tutela della privacy è un punto cardine per i ricercatori di Mameli. Nella seconda fase, che prenderà il via tra maggio e giugno del 2024, il progetto prevedrà il coinvolgimento di altre 6.000 persone, ossia il 10% circa della popolazione residente a Legnano che, insieme ai soggetti precedentemente reclutati, andranno a costituire la “Coorte Mameli”. I risultati ottenuti dalla Coorte Mameli saranno fondamentali per identificare le relazioni tra fattori ambientali, stile di vita e benessere generale. Queste informazioni potranno essere utilizzate per sviluppare strategie di prevenzione e migliorare la salute pubblica.
Per informazioni sul progetto e per visualizzare il suo stato di avanzamento è possibile consultare il sito internet https://mameli.unimi.it/
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