Torna in aula Piazza Pulita: “Gare sviate”. La difesa Lazzarini: “Ma quali gare, sentenza approssimativa”
Il processo d'appello per Fratus, Cozzi e Lazzarini proseguirà davanti alla seconda sezione penale della Corte d'Appello di Milano il 20 ottobre
Erano o non erano gare le procedure per l’affidamento di incarichi in comune e nelle partecipate che sono costate prima un processo e poi una condanna in primo grado all’ex sindaco di Legnano Gianbattista Fratus, al suo vice Maurizio Cozzi e all’ex assessore alle opere pubbliche Chiara Lazzarini? È questo il confine su cui si gioca il processo di appello nato dall’inchiesta Piazza Pulita, che ormai più di quattro anni fa ha decapitato l’allora giunta a trazione leghista della città del Carroccio.
L’ultima parola spetterà alla seconda sezione penale delle Corte d’Appello di Milano, che martedì 19 settembre ha ascoltato le tesi contrapposte di Amga e Comune, costituitisi parte civile anche per il secondo grado di giudizio, e di una dei tre imputati, Chiara Lazzarini: da un lato il legale di Palazzo Malinverni e della partecipata, l’avvocato Elisabetta di Matteo, che ha sposato su tutta la linea la tesi della Procura di Busto Arsizio e della sentenza di primo grado snocciolando i motivi per cui ognuna delle procedure contestate ai tre ex amministratori sarebbe da considerare una gara; dall’altro la difesa dell’imputata, con gli avvocati Enrico De Castiglione e Alessandra Zanchi che invece hanno smentito in toto la ricostruzione degli inquirenti e del giudice di primo grado, sottoscrivendo invece quella della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Milano dalla quale a giugno era arrivata la richiesta di assoluzione per i tre ex amministratori.
Per le parti civili, in soldoni, i fatti di cui gli imputati sono chiamati a rispondere «rientrano tutti nel medesimo disegno criminoso» e sono frutto di un unico modus operandi che avrebbe «sviato» le gare, divergendo dall’interesse pubblico nel nome dell’«intendimento probabilmente politico che gli imputati intendevano raggiungere». Con il risultato che, anche nell’ipotesi in cui la Corte d’Appello escludesse la turbativa d’asta, si dovrebbe quantomeno parlare di abuso di ufficio.
Per la difesa Lazzarini, invece, la sentenza di primo grado è frutto da un lato di «errori di diritto» e dall’altro di «frequenti travisamenti della realtà di fatto» e di una «gravissima approssimazione» nell’affrontare «gli elementi di prova»: una sentenza, insomma, «che si discosta pesantemente dai principi sanciti dalla giurisprudenza di legittimità o di merito per aderire all’ipotesi accusatoria».
Prima del redde rationem in aula si tornerà ancora il prossimo venerdì 20 ottobre, quando la parola andrà al collegio difensivo dell’ex sindaco Gianbattista Fratus, composto dagli avvocati Maira Cacucci e Alessandro Bernasconi, e al legale di Maurizio Cozzi, l’avvocato Cesare Cicorella.
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