Nuovo inizio per il “muro della bambole” di Nerviano, gettato nell’Olona un mese fa
Un gruppo di cittadini, che ha voluto mantenere l'anonimato, ha donato quattro nuove bambole per l'installazione contro la violenza di genere
Un mese fa il muro delle bambole di Nerviano, l’installazione realizzata con le bambole donate dai cittadini stessi per lanciare un messaggio contro la piaga sociale della violenza di genere, era stato gettato nell’Olona. Ora, invece, per l’opera inaugurata in paese in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ci sarà un nuovo inizio: un gruppo di cittadini che ha scelto di mantenere l’anonimato, infatti, ha donato quattro bambole per far “ripartire” l’installazione.
«Ci sono tematiche che molto spesso vengono annacquate dalla quotidianità e in una società complessa come la nostra non trovano il giusto spazio di discussione e diffusione – si legge nella lettera che accompagnava le bambole -. Abbiamo trovato la scelta della realizzazione del muro delle bambole un’iniziativa veramente forte e coraggiosa. In tantissimi comuni è facile trovare una panchina rossa che sensibilizza la cittadinanza rispetto al tema della violenza sulle donne, ma non è così scontato trovare un muro delle bambole. Per questo motivo, quando abbiamo appreso che la recente installazione era stata distrutta, ci siamo sentiti feriti ma non abbattuti. Con questa determinazione abbiamo scelto di donare queste quattro bambole in modo da poter consentire una nuova realizzazione del muro: un nuovo inizio».
La donazione è stata definita un «atto significativo» dall’amministrazione comunale. «Ciò che più ci conforta – sottolinea il sindaco Daniela Colombo citando il filosofo Sakyong Mipham. – è il contenuto della lettera che testimonia la resilienza di chi non accetta l’indifferenza e il tentativo latente di minimizzare un problema culturale, quale quello della violenza di genere, così drammaticamente attuale. Grazie per questo gesto, poiché “qualunque cosa facciamo depone un seme nella nostra coscienza più profonda, e un giorno quel seme crescerà”».
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