Entra nel vivo il processo che coinvolge il docente del Maggiolini di Parabiago
In aula i finanzieri che si sono occupati delle indagini da cui è scaturito il processo che coinvolge l'ex consigliere comunale di Legnano e altri sette imputati
Torna in aula il processo che coinvolge, insieme ad altri sette imputati, il docente dell’ITET Maggiolini di Parabiago ed ex consigliere comunale di Legnano Alfonso Cocciolo, nato da un’indagine partita nel 2017 e chiusa a fine estate 2020 che aveva riguardato in tutto 16 persone tra figure dirigenziali e dipendenti amministrativi della scuola, prestanome e imprenditori.
Davanti al Tribunale di Busto Arsizio in composizione collegiale, presieduto dal giudice Rossella Ferrazzi, venerdì 5 maggio hanno sfilato gli uomini della Guardia di Finanzia coinvolti a vario titolo dalle indagini. A partire dal sottotenente Diego Milazzo in servizio al Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria ai tempi delle indagini dalle quali era scaturita l’informativa che aveva poi portato all’inchiesta radicata nel nostro territorio. A lui il compito di ricostruire i passaggi dell’indagine in cui era emersa la figura dell’architetto legnanese, descritto dal finanziere come un «mediatore» tra soggetti legati a vario titolo alla criminalità organizzata vibonese e alcuni imprenditori dell’Alto Milanese.
Nell’ambito delle attività di indagine portate avanti dalle Fiamme Gialle reggine con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, peraltro, la figura dell’ex consigliere comunale di Legnano era stata legata anche all‘ITET Maggiolini dove l’architetto insegnava: secondo i finanzieri, infatti, Cocciolo sarebbe intervenuto «in favore di alcuni soggetti dando dei consigli su come presentare le offerte in modo tale da essere certi» di aggiudicarsi un determinato appalto.
In aula anche il luogotenente carica speciale Francesco Focone, oggi in pensione ma all’epoca delle indagini al comando del Nucleo mobile del Gruppo di Legnano della Guardia di Finanza, cui era stata assegnata la delega per l’inchiesta nata dall’informativa trasmessa dai militari calabresi. Rispondendo alle domande del pubblico ministero prima e delle difese degli imputati poi, Focone ha ricostruito per quanto di sua competenza le attività di indagine che hanno portato all’attuale processo, soffermandosi in particolare sulle intercettazioni – su cui però si tornerà in un secondo momento, quando saranno terminate le apposite operazioni peritali – e sulle perquisizioni effettuate nell’abitazione dell’architetto e nel suo ufficio all’ITET Maggiolini.
In direzione opposta rispetto al quadro accusatorio emerso dalle dichiarazioni degli operanti si sono mosse non solo le precisazioni chieste in controesame dai legali degli imputati, in primis l’avvocato Roberto Grittini che difende Alfonso Cocciolo, ma anche le dichiarazioni spontanee dello stesso ex consigliere comunale di Legnano, intervenuto due volte nel corso dell’udienza. L’imputato prima ha fornito chiavi di lettura dei suoi legami con i soggetti a vario titolo toccati dall’indagine condotta dalle Fiamme Gialle reggine diametralmente opposte rispetto a quelle a cui sono giunti i finanzieri, e poi ha fatto lo stesso con il quadro probatorio tratteggiato dal luogotenente carica speciale Focone. «In quello che ho letto e sentito ritrovo una persona che non conosco», ha sottolineato Cocciolo parlando di sé stesso.
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