Sette anni di accoglienza diffusa nell’Alto Milanese: “Modello da perseguire. In 43 hanno trovato lavoro”
Dal 5 maggio quattro eventi nei Comuni coinvolti e una mostra itinerante per raccontare le storie e testimoniare i risultati raggiunti. Il sindaco "Proseguiremo con il modello dell'accoglienza diffusa. No ai grandi centri"
«Mi chiamo Adi e sono arrivato dalla Costa d’Avorio nel 2014, quando sono stato accolto nel progetto CAS nel Legnanese. Grazie ad una borsa lavoro nel 2015 ho iniziato a lavorare per il servizio Drop In di Fondazione Somaschi dedicato a persone senza fissa dimora. Ho poi frequentato un corso per diventare mediatore linguistico e sono stato ufficialmente assunto come operatore. Mi è sempre piaciuto questo lavoro, ma avevo un sogno: diventare Operatore Socio Sanitario. Oltre al lavoro al Drop In, oggi mi prendo cura degli ospiti di una residenza per persone con disabilità sul territorio dell’Alto Milanese». Quella di Adi è solo una delle 43 storie di chi, accolto sul territorio dell’Alto Milanese perché “migrante forzato”, ha terminato il percorso di accoglienza (diffusa) con un lavoro e una condizione economica migliore di quella che aveva al suo ingresso in Italia. Come la sua ci sono le storie di Adingra, diventato traduttore, di Boubacar, inserito dopo il progetto Sprar come tirocinante all’Officina Casona a Castellanza, di Masamba, ragazzo gambiano fortissimo nella corsa, e di tanti altri ragazzi, oggi mariti e padri, fuggiti dal loro Paese per trovare protezione e una vita migliore, almeno dal punto di vista economico.
I loro volti e le loro storie sono oggi protagonisti delle mostra fotografica itinerante, che sarà inaugurata nei prossimi giorni alla biblioteca di Rescaldina, per raccontare sette anni di accoglienza diffusa nell’Alto Milanese. Partita dall’attivazione del Cas (Centro di Accoglienza Straordinario) nel 2014, è stata poi quasi subito trasformata in progetto Sprar (oggi Sai) con l’inserimento di richiedenti asilo e rifugiati in alloggi condivisi dislocati in diversi Comuni del territorio: a Legnano e Canegrate si sono poi aggiunti Villa Cortese e Rescaldina. «Un modello di accoglienza ben strutturato, che funziona – ha spiegato l’assessore all’inclusione del Comune di Legnano, Ilaria Maffei -, che abbiamo voluto rendere visibile al territorio con volti e storie. Progetti come il Sai (Sistema Accoglienza e Migrazione) ci permettono anche di avere le spalle solide in un momento di emergenza reale, come è avvenuto dopo la guerra in Ucraina, perché gestito con il Terzo Settore e sostenuto da una rete strutturata di realtà che si occupano dell’accoglienza, dalla casa all’insegnamento dell’italiano fino all’inserimento lavorativo».
“NO AI GRANDI CENTRI DI ACCOGLIENZA”
Un modello di accoglienza in completa antitesi con i grandi centri di accoglienza, che «sarebbe una sconfitta enorme per il Paese intero attivare sul territorio», è stato detto dal sindaco Lorenzo Radice, appoggiato dal collega di Rescaldina Gilles Ielo, scongiurando e contestando una possibile apertura di un centro profughi nell’ex Caserma Cadorna, di cui si torna a parlare ogni volta che viene attivato uno stato di emergenza migranti. «Sono in costante contatto con la Prefettura e anche loro spingono nella direzione dell’accoglienza diffusa – ha detto il primo cittadino sollecitato dalla domanda di un cronista presente alla conferenza stampa di presentazione del Sai -. Come sindaco contesto fortemente un modello basato sull’emergenza. Noi continueremo ad andare avanti per questa strada e mi auguro che anche le istituzioni abbiano la sensatezza e la responsabilità di capire che questi sono i modelli che funzionano». Anche perchè, è stato spiegato dal direttore dei Padri Somaschi, Carlo Alberto Tajani, i numeri non giustificano lo stato di emergenza: «Ogni anno in Italia muoiono 700 mila persone e ne nascono 300 mila, con un tasso negativo di 400 mila persone – ha ricordato -. I migranti che arrivano nel nostro paese sono 180 mila negli anni in cui si registrano i maggiori afflussi, e sono tutte forze giovani e attive».
Attualmente a Legnano oltre al progetto Sai partito nel 2014 e gestito da Intrecci e Fondazione Somaschi (attualmente con 15 posti occupati su 29 disponibili) e a quello, sempre Sai, di Azienda Sole (con 48 posti prevalentemente occupati da ucraini, attivato nel marzo 2023), è ancora attivo il Cas (centro di accoglienza straordinario). Quest’ultimo è gestito dalla Prefettura con 150 posti messi a disposizione inizialmente solo per i profughi ucraini e di recente aperto anche a migranti di altre nazionalità. Anche in questo caso è stato scelto però di dislocare queste persone in piccoli centri di accoglienza (compresi singoli appartamenti) su tutto il territorio. Venticinque sono i posti allestiti all’ex deposito della caserma Cadorna. Di recente sono stati ospitati migranti siriani.
SETTE ANNI DI ACCOGLIENZA
È stata Serena Banfi, coordinatrice per Fondazione Somaschi del progetto di accoglienza diffusa Sai, a raccontare sette anni di accoglienza nell’Alto Milanese attraverso i numeri: «Su 102 persone accolte dal 2014 ad oggi non tutti hanno intrapreso o portato a termine i percorsi di accoglienza ma chi lo ha fatto ha intrapreso una strada verso l’autonomia – ha spiegato -. Abbiamo attivato 32 tirocini formativi, 83 persone hanno frequentato corsi di Italiano e 6 persone hanno conseguito la patente di guida. In totale 43 persone sono uscite con una situazione abitativa economica lavorativa migliore. Tra di loro un richiedente asilo ha subito un ictus e il Comune ha deciso di proseguire con il percorso di accoglienza, che per legge non può durare più di dodici mesi, periodo non sempre sufficiente e che spesso non coincide con l’ottenimento dell’asilo politico. Dei dieci richiedenti asilo accolti, sei sono infatti usciti dal Sai ancora nella condizione di richiedenti, mentre solo quattro hanno ottenuto il riconoscimento».
I NUMERI
Sono 102 le persone accolte dal 2016 nei Comuni dell’Alto Milanese che hanno dato vita sul territorio al Sistema Accoglienza Integrazione (SAI). Il progetto, che oggi vede quattro Comuni coinvolti, Legnano, Canegrate, Villa Cortese e Rescaldina, è gestito da un’ATI formata da Fondazione Somaschi e Cooperativa Intrecci secondo un modello a rete che, anche grazie alla disponibilità dei privati cittadini, ha portato a risultati significativi. Tra rifugiati, richiedenti asilo e titolari di protezione il progetto SAI (nato come Sprar e trasformatosi successivamente in SIPROIMI) ha visto accogliere sul territorio 88 uomini, 4 donne e alcuni nuclei familiari, per complessive 10 persone. La provenienza di queste persone è variegata e supera le venti nazionalità, fra le quali primeggia l’Afghanistan (20 persone), seguito da Nigeria (15), Somalia (11) Mali e Pakistan (9), Senegal (8), Gambia (7), Costa d’Avorio (3), Bangladesh, Camerun, Ghana e Guinea (2), Iraq, Libia, Mauritania, Palestina, Sierra Leone, Siria, Sudan, Ciad, Etiopia (1).
Al varo dello Sprar, nell’agosto del 2016, quando Legnano e Canegrate erano le uniche amministrazioni che aderivano al progetto, la dotazione di posti disponibili per l’accoglienza era di 15 unità, numero che è cresciuto nell’ottobre 2017 di 4 posti e di altri 10 nel dicembre 2021, quando si è raggiunto il numero attuale di 29 posti. Il riempimento di posti soltanto in poche occasioni è stato completo; nel novembre 2016 e da maggio a luglio 2017 con 15 presenze in media al mese su 15 posti disponibili; nell’ottobre e nel dicembre 2020 con 19 presenze in media al mese su 19 posti disponibili; mai da quando i posti sono stati portati a 29 con un picco di 25 presenze nel mese nel novembre 2022. Gli inserimenti sono calati nel periodo in cui era in vigore il progetto SIPROIMI, che escludeva dai beneficiari i titolari di protezione umanitaria e i richiedenti asilo ammettendo soltanto i titolari di protezione internazionale, e in alcuni periodi dell’emergenza covid (febbraio – giugno 2020 con poco più della metà dei posti occupati). Dal maggio 2022 la media mensile delle presenze si è attestata, con una sola eccezione, sopra le venti unità sino a marzo 2023, mentre nel mese di aprile i posti occupati sono stati 15 sui 29 disponibili.
Diverse sono le durate dell’accoglienza dei beneficiari del progetto: a fronte di una media di 12 mesi, si sono registrati minimi di due mesi e massimi di 30. Si contano due beneficiari rientrati in accoglienza per riprendere il percorso. Le tipologie di permesso di soggiorno riconosciute ai beneficiari del progetto vedono la prevalenza della motivazione per asilo politico (37 casi), per protezione sussidiaria (24), motivi umanitari (17), proTezione speciale (5), ricongiungimento (4), affidamento (3), casi speciali (3), mentre dei 10 richiedenti asilo sei sono usciti dal Sai ancora nella condizione di richiedenti, mentre 4 hanno ottenuto il riconoscimento. Fra le persone uscite dal SAI spiccano le 43 che potevano contare su un lavoro e vantare una condizione economica migliore di quella che avevano all’ingresso, 19 si sono trasferite all’estero, 17 hanno lasciato il posto, cinque sono stati accolti in un’altra struttura. Nell’ambito dei SAI sono stati attivati 32 tirocini formativi finalizzati a favorire l’inserimento lavorativo.
Per far conoscere il lavoro fatto in questi anni e restituire i risultati i quattro Comuni, Fondazione Somaschi e Cooperativa Intrecci hanno organizzato un programma di quattro eventi, uno per Comune, accompagnati dall’allestimento della mostra fotografica “SAI che… ?”, realizzata con scatti e testimonianze di operatori, ospiti e volontari, che ripercorreranno le storie incontrate e i traguardi raggiunti.
Il calendario degli eventi “Sai che…?”
Venerdi 5 maggio, ore 20, all’Auditorium comunale di Rescaldina, in via Matteotti 6, aperitivo e proiezione del film “One day one day” con dibattito in sala;
Sabato 13 maggio, ore 19.30, all’auditorium dell’oratorio S. Luigi di Canegrate, aperitivo preparato dall’Associazione Gulliver e proiezione del film “Echoes” con regista in sala;
Venerdi 19 maggio, ore 19.30, in piazza Carroccio a Villa Cortese, serata danzante afro-brasiliana con il gruppo Duo Karo family and friends e apericena.
Mercoledì 24 maggio, ore 20.30, al Cinema Ratti di Legnano, proiezione e dibattito a seguire del video “La rotta più letale al mondo” realizzato da Progetto Happiness e SOS Mediterranée.
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Dal centro di accoglienza all’autonomia lavorativa, le storie di Mohamed e Boubacar
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