Sanità, i sindacati dei pensionati incontrano Asst: «Siamo molto insoddisfatti»
In prima linea a chiedere soluzioni per garantire i servizi di cura ci sono i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil che in questi giorni hanno incontrato la direzione della ASST Ovest
Passano i giorni e sale la preoccupazione per il destino della sanità pubblica in lombardia. In prima linea a chiedere soluzioni per garantire i servizi di cura ci sono i sindacati dei pensionati di Cgil, Cisl e Uil che in questi giorni hanno incontrato la direzione della ASST Ovest. Dal confronto è emersa una situazione complessa dettata dallo stato di sofferenza causato dall’emorragia di professionalità che si sta registrando nelle aziende pubbliche lombarde. In tanti presentano le proprie dimissioni per “fuggire” nel privato o in altri Stati come in Svizzera e Francia. Una migrazione che sta mettendo in ginocchio tante Asst, basti pensare alla chiusura dell’Ospedale di Saronno. In questo contesto l’azienda ospedaliera legnanese sembra stia resistendo, ma i risultati non sono «soddisfacenti» per i sindacati che vorrebbero anche più attenzione del territorio e della politica.
Ma qual è lo stato di fatto dell’applicazione della riforma lombarda? «L’implementazione delle case e degli ospedali di comunità sta andando a rilento. Attualmente risultano aperte quattro case di comunità: Legnano; Cuggiono; Busto Garolfo e Magenta. Dalle nostre verifiche, però, abbiamo riscontrato che i servizi presenti e gli orari di apertura sono ben al di sotto degli standard previsti dalla riforma. Nessun ospedale di comunità dei tre previsti: Legnano, Abbiategrasso e Cuggiono ha aperto e le previsioni riguardano comunque un numero di posti letto nettamente inferiori a quelli stabiliti dagli standard del PNRR. Sono stati individuati i direttori di distretto che potrebbero diventare nostri interlocutori territoriali insieme agli enti locali ma la ASST non ci ha voluto fornire i riferimenti».
Quali le risposte date da Asst Milano Ovest? «Non esaustive. Siamo, insomma, molto insoddisfatti e, per questo a livello unitario, dopo una valutazione complessiva, andranno decise quali iniziative intraprendere». Avete già delineato quali passi potrete intraprendere come parte sindacale? «In primo luogo andrà cercata un’interlocuzione con le assemblee dei sindaci che ora diventano soggetti attivi nei distretti, per concordare con loro obiettivi e prese di posizione. Andranno inoltre proseguite assemblee pubbliche in tutto il territorio della ASST per sensibilizzare i cittadini e per raccogliere le loro rimostranze. I sindacati dei pensionati, in pieno accordo con le confederazioni, sono particolarmente sensibili ai temi della salute che riguardano in larga parte la popolazione più anziana e le persone fragili. L’assenza di medici e di presidi sanitari di prossimità e le lunghe liste di attesa che stanno costringendo gli assistiti a scegliere cure a pagamento o a spostarsi per le visite in altri territori distanti molti chilometri, sono fattori che pesano particolarmente sui più fragili e soli e sui più anziani».
La sanità privata sta prendendo spazio a discapito dell’utenza debole? «I recenti dati dell’Agenas mostrano le spese crescenti verso la sanità privata e sappiamo che non sono poche le persone che rinunciano alle cure perché non ne possono sostenere i costi. Chiediamo ai decisori politici, in base alle loro diverse responsabilità, e alla società civile una maggiore attenzione a questi problemi e proposte di soluzione che siano credibili e tempestive».
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