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Dalla morte scampata in mare all’impegno civile, Tareke Brhane agli studenti: “Non rinunciate ai vostri sogni”

Tareke Brhane, 39enne di origini eritree, fondatore del “Comitato 3 Ottobre”, ha portato la sua testimonianza agli studenti di Legnano

Sullo schermo scorrono le immagini dei “pescatori di cadaveri”.  Il compito affidato ai Vigili del Fuoco, costretti ad immergersi nei fondali del mediterraneo a cercare i corpi delle vittime di una strage che si ripete da decenni, è straziante. Gli studenti non distolgono lo sguardo dalle immagini, mentre Tareke Brhane, 39enne di origini eritree, fondatore del “Comitato 3 Ottobre”, racconta la sua storia di ragazzo fuggito a 17 anni dal suo Paese con il sogno di fare il pilota. Anche lui avrebbe potuto essere uno di quei corpi. È stato solo più fortunato, ma non per questo ha dimenticato che tante, troppe, persone partite come lui per vivere una vita migliore, alla destinazione tanto sognata non ci sono mai arrivate. Per questo incontra i giovani delle scuole, perchè – ha spiegato al teatro Tirinnanzi, dove ha parlato agli studenti di Bernocchi e Dell’Acqua – «è importante dialogare, approfondire e andare alla fonte delle notizie per capire il complesso fenomeno migratorio».

Comitato 3 ottobre

«Dobbiamo lavorare tutti insieme per costruire un piano di pace – ha detto Brhane – e in questo processo devono essere coinvolti i giovani, per dare un messaggio di unità all’Europa. Altrimenti continueremo a contare i morti: in dieci anni, dal naufragio di Lampedusa ad oggi, sono cambiati 7 governi ma la situazione è solo peggiorata. La strage di Crotone ne è la dimostrazione. Per salvare il domani è importante che i giovani prendano coscienza di quello che sta succedendo nei nostri mari».

LA STORIA DI TAREKE BRHANE 

Tareke Brhane a 17 anni era bravo in chimica e matematica e sognava di diventare pilota. Invece di coltivare i suoi studi è stato costretto a lasciare il suo Paese per sfuggire dalla coscrizione obbligatoria nella tumultuosa terra d’Eritrea. È arrivato in Italia nel 2005, dopo essere stato respinto al primo tentativo di attraversare il Mediterraneo e dopo avere trascorso quattro anni di carcere in situazioni terribili. Quando è sbarcato per un anno ha lavorato in condizioni estreme come lavapiatti negli alberghi e ha raccolto ortaggi nelle campagne agrigentine. Nel 2007 la ong Medici senza frontiere gli ha chiesto di fare il mediatore culturale sia durante gli sbarchi al porto, sia tra chi raccoglieva pomodori e patate e da allora si è sempre impegnato a favore di chi, come lui, è stato costretto a rischiare la vita per sfuggire a situazioni drammatiche e a cercare protezione in Europa.

Comitato 3 ottobre

«Ho visto tante tragedie: i volti delle vittime del mare non li potrò mai cancellare dalla mia mente. Anche oggi continuo a subire discriminazioni, nonostante sia diventato cittadini italiano – spiega Brhane -. In questi incontri cerco di fare capire ai ragazzi che io non c’entravo niente: mi sono trovato nel posto sbagliato in un momento sbagliato. Ai ragazzi dico però di non rinunciare ai loro sogni. Io avrei potuto rimanere il numero 183, quello che mi è stato assegnato appena sono sbarcato in Italia, invece io sono Tareke Brhane, una persona che con il suo lavoro incide a livello nazionale ed europeo e che lotta per un mondo più giusto». 

ISOLA-TI

L’iniziativa “Isola-ti”, organizzata dagli Istituti superiori cittadini Bernocchi e Dell’Acqua insieme con I’I.S. Ponti di Gallarate e l’amministrazione comunale, è stata una importante occasione per riflettere e fare il punto sui diritti dei migranti e dei popoli in fuga, a quasi dieci anni dal tragico naufragio del 3 Ottobre 2013 davanti alla costa di Lampedusa, in cui 368 persone persero la vita.

«Abbiamo aderito con convinzione alla proposta degli istituti scolastici perché, su uno dei temi più dibattuti oggi, ossia i fenomeni migratori, dà ai giovani studenti l’occasione di incontrare una figura di spicco come Tareke Brhane – ha dichiarato Ilaria Maffei, assessora alla Comunità inclusiva. L’immigrazione non deve essere più considerata un’emergenza, ma affrontata come un fenomeno diventato ormai strutturale». Per questo all’incontro l’assessore ha parlato agli studenti dell’esperienza dell’ amministrazione, impegnata nel Sistema di Accoglienza e Immigrazione (SAI) riservato a profughi e rifugiati politici. Si tratta di un progetto finanziato dal Ministero dell’Interno strutturato sul medio periodo che realizza «un’autentica presa in carico delle persone con l’obiettivo di far loro acquisire un’autonomia abitativa e lavorativa attraverso corsi di alfabetizzazione e formazione professionale».

Alla mattinata, che ha visto la partecipazione di diversi istituti superiori di Legnano, hanno portato la loro testimonianza anche gli studenti che hanno preso parte al progetto “Lampedusa: porta d’Europa” .

 

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Valeria Arini
valeria.arini@legnanonews.com
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Pubblicato il 03 Aprile 2023
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