La deportazione delle operaie della Bassetti, 79 anni dopo: “Rescaldina non dimentica”
Il 20 marzo 1943 per Adalgisa Casati, Pierina Galbiati, Giuseppina Parma, Rosa Rossetti e Irene Rossetti iniziò il calvario della deportazione
È il 20 marzo 1944, una giornata iniziata come tante altre. Erano ormai passati una dozzina di giorni da quando l’8 marzo le grandi fabbriche del Nord si erano fermate tutte insieme contro la fame e la guerra per avere aumenti salariali e condizioni di lavoro migliori e anche alla Bassetti di Rescaldina tutto era tornato tranquillo. Per cinque tessitrici della storica azienda tessile, però, non sarebbe stato così ancora per molto: il 20 marzo 1944, infatti, per Adalgisa Casati, Pierina Galbiati, Giuseppina Parma, Rosa Rossetti e Irene Rossetti inizia il calvario.
Quel giorno le cinque donne furono prelevate dalla fabbrica e portate prima alla caserma di Cerro Maggiore, poi nel carcere di San Vittore dove furono anche tenute al muro con i fucili delle SS puntati addosso. Da lì furono trasferite alla caserma fascista di Bergamo, dove rimasero tre settimane, e poi a Mauthausen, da dove furono portate prima in un carcere di Vienna e poi ad Auschwitz, dove vennero marchiate sul braccio con il numero di matricola.
Da lì in poi i destini delle cinque tessitrici della Bassetti si separarono: Adalgisa Casati, Pierina Galbiati e Giuseppina Parma vennero deportate a Ravensbruck e poi a Neuengamme, mentre Rosa Rossetti e Irene Rossetti a Flossenbuerg. Nonostante gli orrori dei campi di concentramento, però, tutte loro riuscirono a fare ritorno a casa. «Non speravo di tornare a casa», avrebbe detto 70 anni più tardi in un’intervista Adalgisa Casati, raccontando la commozione e le lacrime che hanno segnato il momento in cui, finalmente di ritorno nella “sua” Rescaldina, vide comparire all’orizzonte il campanile del paese.
In memoria delle cinque operaie e di quello che hanno dovuto vivere, nel 2014 Rescaldina ha posizionato una targa in piazza Chiesa, alla presenza di Adalgisa Casati, che sarebbe venuta a mancare un anno dopo, la sola tra le deportate ad essere ancora viva al momento dell’inaugurazione. Proprio con la foto di quella targa la sezione ANPI del paese, 79 anni dopo, ha voluto ricordare quello che le tessitrici della Bassetti hanno dovuto affrontare, affidando la memoria e poche, semplici parole: «20 marzo 1944. Rescaldina non dimentica».
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