Presentata alla Camera radio “Bull-Aut”, progetto contro il bullismo che ha come capofila l’Istituto Dell’Acqua di Legnano. Presente l’onorevole Riccardo De Corato, la preside dell’Istituto Laura Landonio, il  direttore esecutivo del progetto, Simona Michelon e due rappresentanti della classe legnanese (Giorgia Molla
Martina Greco) tra i finalisti con un podcast all’ Hackathon sul bullismo.

«Questa esperienza pazzesca», come l’ha definita la dirigente scolastica Landonio, «è nata dalla vocazione alla salute che ho trovato fin dal mio arrivo, cinque anni fa, in questa scuola centenaria». Partito con la costituzione della rete ri-connect in pieno lockdowk, attivata grazie a un bando regionale, è cresciuto fino a coinvolgere scuole da quasi tutta Italia, raccogliendo le voci di centinaia di ragazzi. 

Sono 183 i podcast raccolti da 13 Regioni d’ Italia: «Da questo progetto abbiamo capito quanto sia importante dare spazio e tempo ai ragazzi per aiutarli a trovare la loro strada curando le relazioni. Non dobbiamo riempire i loro spazi  – è la riflessione del direttore esecutivo,  Simona Michelon, docente del Dell’Acqua -. Attraverso i podcast abbiamo ascoltato le loro voci, i loro racconti. Il nome della radio è stato scelto da una scuola di Milano ispirata alla Radio Aut di Peppino Impastato: anche da questo si capisce che c’è  bisogno di libertà. La radio sarà operativa tra qualche settimana su Google Play e Spotify; sarà possibile scaricare anche l’app. Sarà una radio nazionale dedicata al tema del bullismo e in un secondo momento potrà veicolare anche altri contenuti. Voi ragazzi potrete ascoltare, essere intervistati, e partecipare».

IL BULLO LA VITTIMA E LO STETTATORE, SONO LA STESSA PERSONA? ASCOLTA IL PODCAST DELLA CLASSE 2 A LAR DELL’ISTITUTO DELL’ACQUA

Presenti in conferenza stampa anche due studentesse dell’Istituto Dell’Acqua che insieme ai loro compagni hanno realizzato un podcast arrivato in finale Hackathon sul bullismo: «Il lavoro – hanno spiegato le ragazze – è durato diverse settimane. La storia è partita dalla pubblicazione sui social di alcune foto da parte di una compagna immaginaria: abbiamo dato vita ai personaggi, scritto un copione e registrato il podcast. Un’esperienza che ci ha aiutato a riflettere anche come classe. Ci siamo aperti raccontando le nostre esperienze personali. Abbiamo capito che il bullo, se portato fuori dalla sua zona di confort inizia a bullizzare e che anche lui deve essere aiutato, non solo la vittima».