Riceviamo e pubblichiamo il contributo di un tecnico di radiologia in risposta al ricordo-riflessione dell’infermiere Carlo dell’Ospedale di Legnano pubblicato a tre anni dal primo caso di Covid in città

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Sono più che d’accordo con Carlo ( infermiere di Legnano). Sono un tecnico di radiologia che non si ricorda neanche più il numero di toraci fatti dall’emergenza Covid dai pazienti in p.s. che ti chiedevano con la paura negli occhi “ non avrò mica preso il Covid?” dai pazienti in rianimazione dai pazienti ricoverati in stanze chiuse a chiave che quando entravi per far loro una radiografia di controllo ti guardavano con speranza, percepivi la loro solitudine il voler avere un contatto “esterno” con cui parlare Ho visto tanti anziani morire e anche qualcuno più giovane. Ho fatto tanti giorni “scafandrata” con camice doppia mascherina tripli guanti cuffietta e visiera per otto e più ore al giorno sia col freddo che col caldo, non esisteva più ne sabato ne domenica. A casa ormai ci stavo poco con la paura di portarci il virus e contagiare i tuoi. All’inizio eravamo osannati ci portavano brioches, pizza, ecc.. Dopo ….tutto era dovuto. Col miglioramento della situazione dico a Carlo e a tutti gli operatori sanitari forza e ….coraggio

Dopo tre anni di pandemia per l’infermiere Carlo «la sanità pubblica ne è uscita ancor più fragile»