Dopo tre anni di pandemia per l’infermiere Carlo «la sanità pubblica ne è uscita ancor più fragile»
L'infermiere dell'osedale di Legnano ha condiviso i suoi ricordi: «Non dimenticherò mai gli sguardi dei pazienti». Per Carlo questa pandemia ha «dimostrato l'ipocrisia delle istituzioni che hanno prontamente dimenticato gli eroi di tre anni fa»
«La pandemia ci ha lasciato solo la consapevolezza che un virus può cambiare il mondo». Ad affermarlo è Carlo un infermiere in forza all’Asst Ovest Milanese che come tanti suoi colleghi si è trovato in prima linea ad affrontare l’emergenza sanitaria iniziata tre anni fa. Il primo paziente arrivato a Legnano è stato il 25 febbraio del 2020. Da quel momento in poi la paura verso la diffusione del virus Sars Cov2 è entrata nelle case dei legnanesi.
Ripercorrendo quei giorni in cui è iniziata l’emergenza sanitaria Carlo ha raccontato: «Ciò che non dimenticherò mai sono gli sguardi dei pazienti. Il terrore racchiuso negli occhi, la paura di non potercela fare». Dopo un attimo di silenzio l’infermiere ha ricordato i malati Covid-19 che cercavano un contatto con i proprio famigliari: «Le telefonate ai coniugi o ai figli prima di essere intubati». Ma soprattutto quel che è rimasto in mente a Carlo è stata la «solitudine e il dolore provata da pazienti di non poter vedere i propri cari… anche nei momento finale».
La pandemia ha lasciato qualcosa di buono? «Di buono… – riflette Carlo -. Io credo no abbia lasciato nulla di positivo se non la certezza che un virus può rivoluzionare l’intero mondo». Secondo te quanto ha infierito questo virus sul sistema sanitario già acciaccato? «È evidente: la pandemia ha peggiorato il sistema sanitario – afferma Carlo -. I suoi effetti hanno causato una drastica emorragia di personale: in tanti sono scappati via dalle corsie degli ospedali. E poi ha ridotto il numero di studenti nelle scuole infermieri. molti giovani non vedono più questo lavoro come una professione appagante. A tutto questo si aggiunge il fatto che sono aumentate le liste di attese con tutto quello che ne consegue. Ma soprattutto ha dimostrato l’ipocrisia delle istituzioni che hanno prontamente dimenticato gli eroi di tre anni fa. La sanità pubblica ne è uscita ancor più fragile mentre quella privata è ancor più rafforzata».
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