«La pandemia ci ha cambiato in meglio». Ad affermalo dopo tre anni dall’inizio dell’emergenza sanitaria da Covid-19 è un’operatrice sanitaria dell’Ospedale di Legnano. Per Roberta, nonostante le difficoltà e la fatica «è stata una esperienza totalizzante». L’unità creatasi in quei momenti di difficoltà è stata una ricchezza per Roberta che ha prestato servizio nella pneumologia della Medicina A guidata dal prof Antonino Mazzone: «Ci siamo aiutati a vicenda».

I mesi acuti dell’emergenza sanitaria sono stati i più difficili: non c’era il tempo per riposare e i corridoi dell’ospedale sembrava spettrali. «Tutto sembrava irreale». I pazienti, il loro dolore e la solitudine: «Abbiamo cercato di stare affianco ai malati che non potevano essere assistiti dai parenti. Ricordo le videochiamate e la difficoltà di avere contatti mentre eravamo costretti in tute maschere. Un periodo estenuante: ma siamo rimasti noi, siamo rimasti umani. Siamo cresciuti e siamo ancora uniti».

Quali gli aspetti negativi che ricordi? «Le istituzioni a parer mio rappresentano gli aspetti più negativi di questa storia – afferma l’operatrice -. A oggi resta un certo scoraggiamento perché, nonostante tutto non è riconosciuta la “fatica” di un mestiere bellissimo. Tutto ciò rende questo mestiere poco attraente per le generazioni future». Roberta ha poi sottolineato: «Quello che ci ha unito è l’abbraccio nelle difficoltà, la fatica, la voglia di imparare e di trasmettere l’esperienza ai nuovi infermieri».