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Ferrario e Saronni, i due parabiaghesi campioni del mondo di ciclismo raccontati nel libro di Raffaele Baroffio

Seppur in epoche diverse, i due campioni sono uniti da un ciclismo che, profondamente distante, resta comunque uno sport duro, di grande sacrifici e sofferenze

Giuseppe Saronni alla mostra filatelica in Famiglia Legnanese

Festeggiare nella città di Parabiago, in due anni consecutivi, due campioni del mondo di ciclismo, è un evento straordinario e unico nel panorama sportivo non solo nazionale. Una cittadina di 28000 abitanti che si onora di avere due simili campioni nella stessa specialità non ha, forse, equivalenti al mondo. E’ iniziata da qui l’idea di un libro dedicato a Libero Ferrario e a Giuseppe Saronni, curato da Raffaele Baroffio, medico cardiologo, con trascorsi sportivi, già autore di diverse pubblicazioni narrative di successo.

Nella presentazione, Luca Roveda, presidente della US Legnanese, ricorda come “diversi per carattere, caratteristiche fisiche e atletiche, Ferrario e Saronni sono invece, come tutti i ciclisti, simili per la capacità di saper soffrire, resistere e andare oltre, in ogni situazione. L’epoca eroica di Libero Ferrario è scandita nei dettagli che riguardano il campione: il fisico prestante, la muscolatura perfetta del passista, la capacità di rialzarsi dopo ogni caduta, nonostante la grande sfortuna che ha contraddistinto i suoi primi anni di gare. Libero Ferrario, portacolori dell’US Legnanese, è il simbolo di quell’epoca: i successi, in particolare quello al campionato del mondo di Zurigo, arrivavano grazie ad una forza fisica e mentale fuori dal comune, nonostante gli strumenti a disposizione e dopo aver superato difficoltà incredibili in condizioni sempre al limite.
Il parallelo con Giuseppe Saronni è interessante anche grazie alle competenze specifiche del Baroffio dottore e alle sue esperienze all’Istituto di Fisiologia Umana dell’Università degli studi di Milano. Una lectio magistralis la sua, nella forma di un’analisi della trasformazione del ciclismo dal periodo eroico a quello moderno. Negli anni ’80 i tempi sono ben diversi dalla metà del secolo, in un Paese che è riuscito a realizzare il miracolo economico del dopoguerra e può goderne i frutti migliori in termini di benessere.
Il ciclismo, pur profondamente diverso, resta però uno sport duro, di grande sacrifici e sofferenze. Saronni raggiunge grandi risultati molto presto, spinto dalla propria forza e dalla competizione con l’altro grande campione dell’epoca, Francesco Moser. Chi dei due campioni sia stato il più grande è un quesito cui dare una risposta non è affatto semplice. Ma un’altra domanda, però, suscita maggiore curiosità. Come nascono due campioni del mondo in una cittadina di poco più di 6.000 abitanti?
La risposta possiamo trovarla, forse, nella figura di Tito Brambilla, che fu gregario di Libero e che corse per la storica U.S. Legnanese. Ecco, Brambilla era il nonno materno proprio di Giuseppe Saronni. È difficile ritenere che ci possa essere una risposta più semplice, o più accurata. Ad ogni modo, questa risposta è sufficiente a proporci un pensiero suggestivo: poche volte, o forse non così poche, nella vita capitano congiunzioni che paiono impensabili ma che fanno riflettere su cosa significhino davvero opportunità e destino”.

Come giornalista-scrittore dell’Unione Stampa Filatelica Italiana (USFI), Raffaele Baroffio ha completato il lavoro editoriale attivandosi, unitamente all’Associazione Filatelica Legnanese (di cui è consigliere) per far emettere l’annullo a ricordo del 40^ della vittoria di Beppe Saronni a Goodwood ( 5 settembre 1982 ) e l’annullo con il francobollo commemorativo per celebrare la vittoria di Libero Ferrario, primo italiano campione del mondo di ciclismo ( Zurigo 25 agosto 1923 ).

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Pubblicato il 17 Dicembre 2022
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