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Maglioni, fiocchi e cravatte rosse: il consiglio comunale di Rescaldina dice “no” alla violenza sulle donne

Tutti i consiglieri hanno accolto l'invito del presidente Gasparri e si sono presentati con un abito o un accessorio rosso contro la violenza sulle donne

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Un maglione, un fiocco, una cravatta. Un abito o un accessorio qualsiasi, insomma, ma rosso. Rosso come il colore simbolo della lotta alla violenza sulle donne. Quella violenza sulle donne che tutto il mondo ha condannato venerdì 25 novembre in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Quella violenza alla quale anche Rescaldina ha voluto dire “no” a chiare lettere in consiglio comunale.

«Voglio ringraziare tutti i consiglieri comunali per aver accettato il mio invito in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne e per aver portato un simbolo rosso in questo momento – ha sottolineato in apertura di seduta il presidente Massimo Gasparri -. Mi permetto di ricordare alcune tappe degli ultimi 80 anni: nel 1946 per la prima volta viene data alle donne la possibilità di votare, togliendole dal rango di inferiorità, e nel 1956 il diritto di famiglia vede una modifica fondamentale con l’eliminazione dello status di pater familias equiparando i diritti e i doveri dei coniugi nella famiglia e nei confronti della prole. Sono due tappe fondamentali, però, stando alle cronache purtroppo di tutti i giorni, compresa quella che ci ricorda che ci sono state 104 vittime di femminicidio dall’inizio dell’anno ad oggi, credo che la strada sia ancora molto lunga».

«Non trovo parole per ricordare questa giornata perché non ce ne sono più di fronte a quella che è una vera e propria strage – ha aggiunto la consigliera delegata alle pari opportunità Katia Pezzoni -: si rischia di cadere nella retorica, di dire basta alla violenza quando poi ogni anno ci ritroviamo a contare le donne morte. La violenza contro le donne non è solo la violenza fisica che porta all’atto più efferato, l’omicidio, ma è anche ogni volta che le donne vengono umiliate, derise, zittite, in ambito familiare e non solo. La violenza sulle donne viene perpetrata sui luoghi di lavoro, i casi di molestie sono tantissimi. La violenza sulle donne è quando veniamo discriminate e nel mondo del lavoro a parità di condizione le donne hanno stipendi più basse, o vengono respinte, o si sentono fare la domanda “quando hai intenzione di avere dei figli?”. In Italia fino al 1981 esisteva ancora il delitto d’onore e questo la dice lunga. È inutile girarci intorno: la violenza sulle donne parte da una base culturale che deve cambiare. Possiamo approvare tutte le leggi e destinare tutti i fondi che vogliamo, ma bisogna guardare al problema anche da un’altra prospettiva, quella dell’uomo maltrattante: se non si agisce sulla sua cultura, questo fenomeno non finirà ed anzi può solo aumentare».

Alle parole del presidente del parlamentino e della consigliera delegata alla partita ha fatto eco il vicesindaco Enrico Rudoni, che ha condiviso con l’aula alcuni episodi della sua vita personale dove ha assistito ad episodi di discriminazione ai danni delle donne.  «Voglio scusarmi come rappresentante del genere maschile – ha ribadito l’assessore – per quando ho detto cose che non dovevo dire, per quando sono stato insensibile, per quando non me ne sono accorto e ho detto una parola di troppo, per quando non ho dato dignità all’altra persona di genere femminile che era di fronte a me. Mi scuso e non vorrei scusarmi solo per il 25 novembre e dimenticarmene domani: vorrei che il 25 novembre non ci fosse più, oppure che ci fosse tutti i giorni dell’anno».

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 26 Novembre 2022
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