La Russa: “Sono sempre stato un uomo di partito, ma come presidente del Senato non lo sarò”
Il discorso di insediamento di Ignazio La Russa, neopresidente del Senato
Ignazio La Russa inizia il suo discorso ringraziando chi l’ha votato e anche chi non lo ha fatto e soprattutto quelli che non fanno parte della maggioranza e l’hanno votato. Poi ha ringraziato Sergio Mattarella e ha ricordato Napolitano.
«Un ringraziamento sincero alla senatrice Segre e non c’è una sola parola di quello che ha detto che non ha meritato un mio applauso. Grazie anche alla senatrice Casellati che mi ha preceduto e con lei i miei colleghi che erano vice presidenti. Saluto il sommo Pontefice e lo ringrazio per quanto detto sul lavoro. Un pensiero alle donne e agli uomini in divisa che sono la nostra bandiera nel mondo. A tutti i militari caduti va il mio omaggio e visto che la guerra è ancora attiva chiediamo pace e con questa giustizia. Dobbiamo accogliere con onore i rifugiati ucraini. Ho un totale rispetto per le istituzioni e sarò inflessibile a garantire i diritti della maggioranza e della opposizione. Ho iniziato a fare politica appena nato perché mio papà la faceva e ho cominciato nei momenti duri del terrorismo. Il presidente Pertini diceva: “Nella vita è necessario saper lottare anche quando si è senza speranza”».
«Abbiamo tanti problemi come l’inflazione, il caro energia con il rischio per tante imprese di chiudere. Tocca a noi trovare le soluzioni. Dobbiamo tutelare l’ambiente che è fatto prima dalle persone. Il rispetto del pianeta è imprescindibile. Dobbiamo reagire a ogni sopraffazione e la violenza sui minori e sulle donne vanno combattute e prevenute. Ogni fragilità ci interpella. Per chi è debole il posto deve essere in prima fila. Il lavoro è la storia dell’Italia. Una parola che appassiona nel mondo. Il lavoro non può essere il burrone delle morti bianche. Dobbiamo ricordare tutti i caduti della pandemia verso cui non dobbiamo abbassare la guardia. Alcuni problemi hanno bisogno di miracoli per essere risolti. Ma abbiamo tanto da giocarci. Penso al Made in Italy dove abbiamo dimostrato di non essere secondi a nessuno anche nel campo della solidarietà. Siamo qui nell’aula del Senato che rappresenta l’emblema dell’unità di tutti noi italiani. Cercheremo di parlare di riforme e non dobbiamo temerle. Non toccheremo la prima parte della costituzione che è intangibile, ma il resto può essere rivista. Sono sempre stato un uomo di partito, ma in questo ruolo non lo sarò. Ricordo l’ispettore Luigi Calabresi come rappresentante delle persone uccise e con loro tre giovani, uno di destra Sergio Ramelli e due di sinistra, Fausto e Iaio. Non dobbiamo abbassare la guardia nella battaglia contro la mafia come ci hanno insegnato Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino. Liliana Segre ci ha parlato di tre date: 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno. Queste date hanno bisogno di essere celebrate da tutti per una Italia pacificata e unita. Il clima coeso aiuterebbe a cogliere la complessità del Paese. Il Parlamento rappresenta la memoria del passato e del futuro con l’Europa come casa comune, come una comunità. Il mio è un compito di servizio. Cercherò con tutte le mie forze di essere il presidente di tutti».
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