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Bello Figo a Legnano e l’importanza delle parole: “La censura sarebbe peggio”

Rosa Romano interviene sulla polemica e invita ad aprire un dialogo con i giovani sul valore e il senso esatto che si deve attribuire ai testi, specie se duri e violenti: “Sminuzziamole, disinneschiamole, ridicolizziamole, così da renderle vuote e innocue”

District festival

In merito al concerto di questa sera, domenica 12 settembre, al District Festival di Legnano, con la presenza dell’artista Bello Figo, pubblichiamo un pensiero di Rosa Romano. Un messaggio che lancia un appello per una premessa alla esibizione, «quando i ragazzi sono tutti in attesa, o anche in altri momenti, una premessa fatta di parole giuste non farebbe male. Magari non verrà ascoltata, ma per la logica che le parole sono pietre e insieme azioni, non cadranno a vuoto. I ragazzi, per come li conosco, sono migliori di quanto li dipingiamo».


A proposito di Bello Figo.
Le parole sono pietre dice un vecchio adagio.
Le parole sono azioni dice il filosofo Wittgenstein che considera il mondo come l’insieme dei fatti che vi accadono – e di conseguenza le parole – raccontandoli, li raffigurano e li significano, diventando esse stesse dei fatti, delle azioni.
Infine Paolo Borzacchiello uno dei massimi esperti di intelligenza linguistica, in tutti i suoi testi riconosce alle parole un potere magico che influiscono sul cervello rettile sul cervello limbico e sulla neocorteccia, tanto che suggerisce quali usare o non usare a seconda delle situazioni
Perché questa lunga premessa, mi chiederà qualcuno.
Perché l’esibizione di Paul Yeboah ossia di Bello FiGo, che ha sollecitato domande contrasti e contestazioni fa riferimento a parole che possono essere considerate pietre e insieme azioni. Tuttavia il “pop rap” è un fenomeno sociale, uno svolgere del tempo, che va capito e in alcuni casi accompagnato, come si fa con oggetti che possono diventare pericolosi se usati male. Inutile censurare, – se questo è fenomeno di moda, fa dark e dà forza ai ragazzini, censurare sarebbe peggio, né tantomeno genericamente addebitare il fatto all’amministrazione che ha in parte finanziato l’evento. Se mai ci sarebbe da interrogare la società intera di ieri e di oggi su come e perché si sia arrivati a tanto.
Ma, proprio perché le parole sono azioni e conseguentemente le parole violente sono azioni violente, io penso che si debba lavorare su di esse. Sminuzziamole, disinneschiamole, ridicolizziamole, così da renderle vuote e innocue. Come? I modi sono tanti e non sarò io suggerirli, ma prendendo ad esempio il concetto primo della medicina omeopatica, Similia similibus curantur (il simile cura il suo simile), si possono immaginare un ventaglio di soluzioni.
In ogni caso l’occasione potrebbe essere adatta per parlarne coi ragazzi stessi.
Prima che inizi l’esibizione, quando i ragazzi sono tutti in attesa, o anche in altri momenti, una premessa fatta di parole giuste non farebbe male. Magari non verrà ascoltata, ma per la logica che le parole sono pietre e insieme azioni, non cadranno a vuoto. I ragazzi, per come li conosco, sono migliori di quanto li dipingiamo.
Per il resto, niente di nuovo: è la ruota del tempo, che gira incessante e ci consegna ogni giorno il futuro con nuovi angeli e nuovi demoni.
Rosa Romano

Redazione
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Pubblicato il 11 Settembre 2022
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