Il call center passa da Arese a Vimodrone, licenziata la sindacalista legnanese che chiede lo smart working
La società (Csc Digital) impone l'obbligo ai lavoratori di recarsi in ufficio, tralasciando il lavoro da casa. Alla lotta sindacale per mantenere la possibilità della scelta si è contrapposta la lettera di licenziamento per la lavoratrice
Dopo anni di lotte sindacali nel call center di Stellantis (ex Fiat), una esponente (R.R.) della FlmUniti è stata licenziata dalla società esterna che attualmente gestisce il servizio di assistenza clienti (la Csc Digital). Una notizia annunciata lunedì 5 settembre dal sindacalista Carlo Pariani rappresentante della FlmUniti, che commenta con piglio determinato: «Un licenziamento illegittimo. Noi non ci fermeremo a questa decisione».
La sindacalista romana, legnanese d’adozione, ha vissuto i cambiamenti di quello che per lei è sempre stato «un servizio di assistenza d’eccellenza». Il call center nel quale, prima della pandemia lavoravano 350 persone (per lo più donne) del territorio, si trovava al centro tecnico di Arese (ex Alfa Romeo). L’ufficio è stato poi affidato ad una società esterna. Durante l’emergenza sanitaria, «i lavoratori hanno lavorato in smart working – spiega la sindacalista legnanese -. Si tratta di professionisti del settore, perchè molti di noi parlano almeno due lingue ed offriamo assistenza completa ai clienti». Nel frattempo il call center è stato trasferito a Vimodrone e, una volta finita la pandemia, la società (Csc Digital) ha chiesto ai dipendenti di lavorare in ufficio. Ed è qui che la situazione «ormai da tempo in via di peggioramento si è aggravata». Venerdì 2 settembre, infatti, la società ha comunicato alla Rsa della FlmUniti il licenziamento retroattivo della sindacalista legnanese a partire dal 25 luglio.
Un duro colpo per la lavoratrice che prendeva 1200 euro al mese: «Sono una madre con a carico un figlio – racconta la sindacalista -. Ho un affitto da pagare, oltre le spese di tutti i giorni. Ho solo chiesto di lasciare la libertà a tutti i lavoratori di poter scegliere se lavorare in smart working oppure in presenza. La mia è stata una protesta contro una imposizione: per me lavorare da casa, visto che l’attuale ufficio si trova a Vimodrone e i costi della benzina sono sempre più alti, è un risparmio importante. Visto che non è mai stata accennata la possibilità di un rimborso spese. ho deciso di disobbedire all’azienda. Ho continuato il mio lavoro da casa. Adesso, mi trovo senza lavoro». La donna pensa ai suoi colleghi «Nell’ufficio di Arese eravamo in 350. A seguito del trasferimento un centinaio, i più giovani, sono riusciti a trovare una nuova collocazione. Gli altri sono costretti a restare perchè ha famiglia oppure, per l’età, teme di non trovare un nuovo lavoro. Non è detto che anche per loro non ci sia in arrivo una lettera di licenziamento. È anche per loro che continuerò a battermi».
Anche secondo il sindacalista Pariani il trasferimento a Vimodrone è stato un cambiamento che ha provocato forti disagi ai lavoratori per la considerevole distanza: «E il licenziamento della rappresentante sindacale è ingiusto». Carlo Pariani, ripercorrendo le azioni sindacali compiute in questi mesi, ricorda che lo scorso 11 luglio i lavoratori del call center Csc Digital, riuniti in assemblea, avevano dichiarato lo stato di agitazione per denunciare la situazione insostenibile delle condizioni di lavoro e si riservavano di proclamare azioni di lotta nel caso l’azienda non cambiasse subito atteggiamento. «È stato uno spostamento deciso sulla base di un accordo sindacale con Cisl e Uil che non ha riconosciuto nulla ai lavoratori per il disagio e per le maggiori spese – commenta sempre Pariani -. A fine agosto, l’azienda ha imposto ai lavoratori, sulla base di un ulteriore accordo con Fim e Uilm, di sottoscrivere un accordo individuale, per poter continuare il lavoro agile da settembre, accordo che ricalcava quello che i lavoratori avevano rifiutato e anche per il quale era stato proclamato lo stato di agitazione. Addirittura l’azienda aveva concesso il lavoro agile come una sorta di “premio” a chi effettuava straordinari. La FlmUniti aveva poi fatto una denuncia all’Ispettorato del lavoro per violazione della legge sulla sicurezza. Ed ora il licenziamento retroattivo che la FlmUniti respinge trovandolo illegittimo. Un fatto che non spegne la lotta in corso, anzi ci sprona a continuare».
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