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Teva “diserta” il consiglio comunale sulla crisi a Nerviano: «Al lavoro per dare continuità al sito»

Teva ha fatto sapere di non poter partecipare alla seduta dedicata alla crisi per garantire la riservatezza sulle interlocuzioni in corso per il sito

teva nerviano

Nel chiostro dell’ex Monastero degli Olivetani venerdì 15 giugno per parlare del futuro dello stabilimento Teva di Nerviano, a rischio chiusura ormai da oltre un anno e sotto procedura di licenziamento collettivo da maggio, c’erano tutti: consiglieri comunali, regionali e di Città Metropolitana e amministratori locali di altri comuni. Anzi, quasi tutti: chi ha “disertato” la seduta, infatti, è stata l’azienda, che ha deciso di non partecipare al consiglio comunale aperto organizzato da Piazza Manzoni per dare un segnale di vicinanza ai lavoratori e ribadire l’intenzione di non lasciare nulla di intentato per salvare il sito.

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Crisi Teva a Nerviano - Consiglio comunale aperto 4 di 7
Crisi Teva a Nerviano - Consiglio comunale aperto

«Al fine di tutelare al meglio il futuro dello stabilimento non ci sarà possibile partecipare – ha fatto sapere l’amministratore delegato dello stabilimento Teva di Nerviano Antonio Ambrosio in una nota letta durante il consiglio comunale -. Ad oggi siamo infatti coinvolti in interlocuzioni con soggetti terzi per definire la migliore soluzione possibile per il sito di Nerviano sulle quali siamo tenuti a mantenere la massima riservatezza. Intendiamo ribadire il nostro impegno per individuare modalità che preservino continuità occupazionale e produttiva dello stabilimento anche attraverso il tavolo di confronto con tutte le parti coinvolte aperto in Regione Lombardia. A tal proposito ricordiamo come il Gruppo Teva abbia intrapreso lo stesso anno il medesimo percorso relativamente allo stabilimento sito a Bulciago, conclusosi con un esito positivo con la continuità del sito. Non mancheremo di comunicare non appena sarà possibile gli sviluppi relativi al futuro del sito produttivo di Nerviano».

La decisione del gruppo industriale di chiudere i battenti in via Pasteur era arrivata ad aprile dello scorso anno come un vero e proprio fulmine a ciel sereno per gli oltre 350 dipendenti del sito, che da subito avevano iniziato a far sentire la propria voce e hanno continuato a farlo a più riprese scendendo in presidio lungo la statale del Sempione e davanti alla sede della Regione e lavorando parallelamente grazie alle organizzazioni sindacali sui tavoli di confronto istituzionali. Una speranza, per la verità, in oltre un anno di crisi si era aperta con due proposte vincolanti sottoposte a due diligence per verificare la possibilità di un percorso industriale soddisfacente, ma era poi naufragata: una delle due aziende aveva fatto un passo indietro, scegliendo di investire su altri mercati, e l’altra aveva presentato un masterplan ritenuto non soddisfacente. E poco ha cambiato per i lavoratori lo slittamento della scadenza fissata dalla proprietà per il termine dell’attività produttiva, che è stata garantita fino alla fine dell’anno invece che fino a luglio: la procedura di licenziamento collettivo avviata a maggio rimane e per i dipendenti ormai il tempo stringe.

Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 16 Luglio 2022
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