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Nei boschi del Varesotto e dell’Alto Milanese è in corso una guerra per la droga

Due morti e due feriti da aprile non sono frutto del caso. Nelle piazze di spaccio nascoste tra i boschi sono in atto regolamenti di conti per il controllo del mercato, sempre più fiorente grazie ai clienti italiani

Sono sempre più armati e sempre più pericolosi. Più il giro d’affari aumenta e più sale il livello di violenza da parte degli spacciatori dei boschi del Varesotto e dell’Alto Milanese che ogni giorno incassano migliaia e migliaia di euro dalla vendita al dettaglio di cocaina, eroina, marijuana e hashish.

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Sparatoria tra Cerro Maggiore e Uboldo 4 di 7

Un fenomeno, quello dello spaccio nei boschi, iniziato una ventina d’anni fa nei boschi alla periferia di Milano per poi espandersi verso nord sulle varie direttrici, fino a lambire il confine con la Svizzera. Da Cadegliano Viconago al Brinzio, dai boschi di Cantello a quelli di Tradate, da Carnago a Vergiate e giù fino alle aree boschive attorno a Malpensa, Castellanza, Rescaldina, Uboldo, Cislago non c’è zona che si salvi dalle organizzazioni criminali (marocchine, perlopiù) che spacciano droga grazie anche ad un numero di clienti (italiani) che non solo ne giustifica la presenza ma che spinge sempre più in alto l’asticella dello scontro tra bande rivali.

Il bilancio ufficiale, per il momento, è di 3 morti e diversi feriti in soli 3 anni. Due gli omicidi che si sono consumati solo tra aprile e maggio. Ecco un breve resoconto.

Il 2 aprile a Rescaldina viene trovato il corpo di Bouda Ouadiaimmigrato irregolare e senza fissa dimora. Il suo cadavere era stato avvistato da un passante in via Gerenzano, a pochi metri dal bosco del Rugareto che da anni è infestato dagli spacciatori.

Il 7 aprile è stato un cittadino pakistano ad essere ferito, questa volta con un’arma da taglio. Il 41enne è stato trovato sanguinante davanti ad un minimarket in via Da Vinci. Soccorso in tempo, se l’è cavata ma avrebbe potuto morire dissanguato se non si fosse trascinato dal bosco fino alla strada.

Un mese dopo, il 7 maggio, il corpo di un 34enne marocchino viene trovato a bordo strada lungo la ss336 tra Vanzaghello e Lonate Pozzolo. Sul corpo segni di bruciature e i segni di un trauma cranico. Si giungerà alla sua identificazione dopo nove giorni e grazie ai tatuaggi sul corpo, riconosciuti dal padre dopo che la Questura di Varese ne aveva diffuso le immagini attraverso la stampa.

Oggi, 7 giugno, un altro spacciatore è stato ferito a fucilate in un’area boschiva di Uboldo. L’uomo, dopo essere stato colpito da almeno un colpo, è scappato fino a bordo strada dove è stato soccorso e trasportato in ospedale.

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La lunga scia di sangue era iniziata nel 2019 con l’omicidio di un senegalese, Abib Modou Diop, freddato a colpi di pistola per aver rubato agli spacciatori pochi grammi di hashish. La sentenza di condanna a 25 anni di carcere per Cherif Amed, in contumacia, è arrivata a febbraio di quest’anno.

Fino ad ora a farne le spese sono state persone legate agli ambienti criminali ma la sempre maggiore aggressività di questi personaggi e il sempre più frequente ricorso ad armi da sparo non fa altro che allontanare sempre di più i cittadini che frequentano le aree boschive per sport o relax, lasciando il poco verde rimasto alla mercè di criminali senza scrupoli e tossicodipendenti.

Certamente le operazioni delle Forze dell’Ordine non sono mancate in questi anni ma il fenomeno ha raggiunto livelli tali che richiede uno sforzo ancora maggiore da parte degli inquirenti per riuscire ad eradicarlo completamente. Queste organizzazioni, inoltre, sono continuamente foraggiate da forze fresche e pronte a tutto, soprattutto senza nome e che arrivano dal nord Africa in maniera illegale. Questo permette di sostituire gli spacciatori arrestati con nuova manovalanza che non ha niente da perdere.

Sparatoria nei campi tra Cerro Maggiore e Uboldo, 35enne in ospedale con l’elisoccorso

 

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Pubblicato il 07 Giugno 2022
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