Il dottor Sergio Fava, da 15 anni alla guida dell’Oncologia di Legnano, va in pensione
Dopo 40 anni di carriera all'interno dell'Ospedale di Legnano il dottor Fava va in pensione. L'oncologo saluterà il nosocomio cittadino il 16 maggio e lo farà ripensando a quanto si sia evoluta in pochi anni la medicina
Quarant’anni a Legnano di cui 15 alla guida del reparto Oncologia, aperto appunto nel 2006. Il dottor Sergio Fava è stato il primo direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia dell’Asst Ovest Milanese: entrato nel 1982 nell’Ospedale di Legnano, adesso, si appresta ad andare in pensione. L’oncologo legnanese saluterà la struttura di via Papa Giovanni II lunedì prossimo, 16 maggio. E lo farà, ripensando a quanto si sia evoluta in pochi anni la Medicina: «È finita l’era dell’unico specialista: la Medicina oggi è sinonimo di multidisciplinarità. Un fattore vincente», il suo pensiero.
Per il medico legnanese, a giocare un ruolo chiave sono proprio le Unit multidisciplinari: «La presa in carico di un paziente da parte di un gruppo di specialisti di varie discipline è attualmente il modo migliore per gestire la patologia oncologica e non solo. Perchè questa modalità viene attuata su diversi fronti ed è ormai diffusa tra i medici, anche se attualmente è riconosciuta solo su alcuni versanti: pensiamo alle Breast Unit ed alla Pancreas Unit. Realtà, quest’ultima, ufficializzata lo scorso aprile da Regione Lombardia. In sintesi non è solo il chirurgo che giudica l’operabilità o meno del paziente ma è una strategia comune condivisa da tutti gli specialisti che si occupano di quella patologia».
Prima l’Oncologia era una costola della Medicina, poi è diventata una realtà a sé stante e strutturata. Attualmente, è compresa con altre Unità Operative in un Dipartimento Oncologico Aziendale o, meglio ancora, un Cancer Center. Purtroppo, non si parla ancora di guarigione totale, ma di sopravvivenza a lungo termine e di cura per tutte le forme della malattia. Si parla, quindi, di aspettativa di vita più lunga, con una qualità migliore. Si parla anche di cure meno invasive è più mirate. Insomma una vera e propria rivoluzione che il dottor Fava ha vissuto in prima persona, tutte esperienze da protagonista della struttura ospedaliera legnanese. «Per tanti aspetti l’oncologia ha fatto registrare molti successi – racconta medico -. In questi anni ho visto quanto le modalità di cura e la presa in carico del paziente siano cambiate in meglio. Da una parte, è aumentato il numero di persone da curare, ma dall’altra i pazienti vivono in misura decisamente superiore e confortante. I malati hanno una aspettativa di vita più lunga grazie alle nuove terapie: ad esempio quelle a bersaglio molecolare oppure le terapie target orali che vanno a colpire una alterazione molecolare del tumore». Oggi si può dire che la chemioterapia non fa più paura come un tempo: «Abbiamo iniziato quando la chemioterapia era molto robusta. Ora è più sopportabile con l’aiuto di farmaci di supporto – spiega ancora il dottor Fava -. Nel contempo stiamo vivendo lo sviluppo della immunoterapia, farmaci che attivano il sistema immunitario per combattere i tumori».
Tra le importanti esperienze vissute dal dottor Fava c’è la pandemia che non ha interrotto il lavoro nel dipartimento di Oncologia, ma ha causato importanti ritardi diagnostici. Una situazione critica che è stata a più riprese segnalata dall’oncologo legnanese il quale, tra l’altro, ha evidenziato la necessità di realizzare un nuovo Day Hospital Oncologico, oltre che l’istituzione di una UOC di Radioterapia così da completare l’offerta di cure oncologiche dell’Asst Ovest Milanese. Tra gli ultimi servizi attivati sulla spinta del dottor Fava, la consulenza genetica per i tumori caratterizzati da possibile ereditarietà. Iniziativa che ha preso avvio proprio in questo periodo primaverile ad un passo dal pensionamento del noto oncologo. A questo si aggiunge la psico-oncologia che sarà messa a disposizione per pazienti e famigliari. «Molto si è fatto in questo campo, ma tanto c’è ancora da fare – conclude Fava -. Nel futuro si dovranno implementare i servizi di cura e di sostegno del paziente, migliorare le terapie e le modalità di presa in carico. Insomma, si dovrà puntare alla scomparsa del tumore: sarà questa la nuova frontiera da raggiungere».
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