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Fabio Capello ospite a Cerro per parlare di calcio giovanile e non solo

L'ex allenatore ha ripercorso tutta la sua carriera, focalizzandosi sui settori giovanili. Tante le società calcistiche del territorio presenti. L'appello di Capello agli allenatori: "Insistete sulla tecnica, anche ai grandi campioni serve"

capello cerro maggiore

È stato un vero e proprio dibattito quello tenutosi giovedì 5 maggio al Teatro Oratoriale di Cerro Maggiore, presieduto da nientedimeno di Fabio Capello, uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio italiano ed internazionale. Con lui sul palco il giornalista e tifosissimo del Milan Tiziano Crudeli, l’ex giocatore ed assistente di Capello Gigi Balestra ed il presidente di AIAC Milano Stefano Milanesi, uno degli organizzatori della serata assieme a Carlo Rotondi, che ha definito Capello «un uomo duro ma umile, un vero maestro vita». All’evento erano presenti molti allenatori e dirigenti delle società di calcio del territorio, tutti molto partecipi ed attivi nel dibattito, facendo tante domande.

Il titolo dell’incontro era “Dal settore giovanile al mondiale. La filosofia di Mister Fabio Capello“, perciò l’ex allenatore ha ripercorso tutta la sua carriera nel calcio, partita da giovane come giocatore e proseguita poi come tecnico. «Sono stati tre gli allenatori che mi hanno insegnato di più – ha raccontato Capello -: Gianbattista Fabbri ai tempi delle giovanili della SPAL mi ha fatto capire quanto sia importante essere sempre in movimento; Helenio Herrera sottolineava sempre che “come ci si allena, si gioca”; infine, Niels Liedholm, che ho avuto quando avevo ormai 33/34 anni, mi ha fatto recuperare la tecnica, che avevo perso con gli allenatori precedenti che mi facevano correre e basta». L’ex allenatore del Milan, finita la carriera da giocatore, ha immediatamente iniziato a fare l’allenatore nelle giovanili rossonere, partendo dalla categoria Allievi, passando poi alla Berretta ed alla Primavera. «Le mie parole d’ordine erano rispetto e serietà. Avvisavo i genitori stessi che, se li avessi visti urlare contro l’arbitro, loro figlio avrebbe smesso di giocare perché sono atteggiamenti diseducativi».

Capello ha poi dispensato consigli ai tanti allenatori di settori giovanili presenti: «Ai ragazzini va insegnata innanzitutto la tecnica, divento matto quando vedo bambini di 12 anni alzare il braccio per provare lo schema. La tattica lasciatela ai super professionisti, voi dovete spingere sulla tecnica, anche se mi rendo conto che è molto più facile insegnare la tattica. Ci vogliono poi serietà e disciplina ludica, fateli divertire e non annoiateli con schemi che, per me, sono inutili a queste età».

Tanti gli aneddoti raccontati per fare capire quanto sia importante affinare la tecnica dei calciatori anche ai massimi livelli: «Pensate che, quando ero alla Juventus, Zlatan Ibrahimovic rompeva tutti i vetri delle palestre coi suoi tiri, non sapeva calciare. Ogni giorno ci fermavamo a fine allenamento per insegnargli come mettere il piede d’appoggio e piano piano è diventato il campione che oggi tutti conosciamo. Stesso discorso per Sergio Ramos quando ero al Real Madrid: il mio storico “vice” Italo Galbiati si fermava con lui ad allenamento terminato per correggere il suo posizionamento sui cross. Anche Clarence Seedorf calciava male, ma col lavoro è diventato uno dei centrocampisti più forti degli ultimi 20 anni. Il talento assorbe». Anche Gigi Balestra è intervenuto sul discorso della tecnica: «Mi chiedevano a cosa servisse proporre esercizi di tecnica a campioni come Baresi e Maldini. Io ho sempre risposto che il talento va annaffiato continuamente».

La sua grandiosa esperienza internazionale ha poi permesso a Capello di mettere a paragone le strutture e le culture calcistiche di vari paesi: «Nel centro sportivo del Real Madrid c’erano solo due campi in erba ed erano destinati ovviamente alla prima squadra, mentre le giovanili giocavano sulla terra battuta, ma i campioni sono usciti lo stesso, con una qualità tecnica di primo livello. In Inghilterra invece sono molto più agonistici, non hanno quella fantasia degli spagnoli o dei giocatori balcanici. Per quanto riguarda le strutture in Italia – ha proseguito il mister -, quando ero al Milan ci allenavamo sotto gli aerei, ho partecipato a un’infinità di riunioni per spostarci da un’altra parte ma, a causa della burocrazia italiana, non c’è mai stato nulla da fare».

Tra gli organizzatori della serata anche Christian Calabrò, segretario di AIAC Milano: «Come Associazione Italiana Allenatori Calcio ci occupiamo di formare e monitorare gli allenatori del territorio, proponendo loro corsi di aggiornamento ed incontri come quello di stasera. Ho avuto esperienza sia come giocatore a Como e Chiasso e poi come allenatore di settore giovanile, facendo poi parte anche dello staff di prime squadre come il Legnano. Sentiamo il supporto delle istituzioni – ha proseguito Calabrò – ma, essendo stato all’estero, mi rendo conto che siamo ancora indietro soprattutto a livello di strutture».

Presente anche il sindaco di Cerro Maggiore, Giuseppina Berra, che ha ringraziato Carlo Rotondi «per il suo grande impegno nello sport a Cerro in questi anni» ed ha definito la presenza di Fabio Capello «un vero onore».

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Pubblicato il 06 Maggio 2022
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