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Pietro Di Biasi, a dieci anni dalla scomparsa il ricordo del cardiochirurgo legnanese

Scomparso a 49 anni, nel 2012, il medico ricordato dal dr. Di Credico, direttore del Dipartimento cardiotorocovascolare e di cardiochirurgia dell'Ospedale di Legnano, e dal fratello Maurizio, direttore della Cardiologia interventistica dell'ospedale Sacco di Milano

Pietro di biasi

“Sembra ancora di vederlo sorridere ai pazienti, discutere con i colleghi, studiare un caso difficile. Pietro è sempre con noi”. Così Germano Di Credico, direttore del Dipartimento cardiotorocovascolare e di cardiochirurgia dell’Ospedale di Legnano, ricorda l’amico e collega Pietro Di Biasi, cardiochirurgo all’ospedale di Legnano e per 13 anni all’ospedale Sacco di Milano, uno dei pilastri dei due reparti, scomparso a 49 anni, nel 2012, per un tumore cerebrale.

Era il 13 aprile di dieci anni fa, ma il tempo sembra essersi fermato: il mondo della sanità legnanese e milanese piange ancora il “suo” dottor Pietro, un’assenza che brucia. “Era un amico, una persona bravissima, un medico molto competente e generoso. Un vero signore. Ha lasciato un grande vuoto nel nostro staff”, continua Di Credico. La sua scomparsa repentina fu uno strazio per tutto il gruppo di colleghi dell’ospedale di Legnano, che lo seguì e lo curò fino all’ultimo, e per i pazienti che l’adoravano. Pietro aveva una parola buona per tutti, mai a caccia di protagonismo, sempre al servizio del gruppo: “Nella nostra equipe, a Legnano, entrò in punta di piedi: – aggiunge Di Credico – aveva un prezioso senso di squadra. Fu un grande acquisto per il nostro reparto”.

Il fratello Maurizio Di Biasi è oggi il direttore della Cardiologia interventistica dell’ospedale Sacco di Milano, importante fiore all’occhiello della sanità pubblica lombarda. Per lui, mantenere viva la lezione del fratello Pietro è una missione di vita: così, nonostante i mille impegni professionali, Maurizio Di Biasi ha fondato l’associazione no-profit “Pietro Di Biasi – Amici del cuore”, che ha sede a Milano, e organizza iniziative in tutt’Italia, come avrebbe voluto Pietro. Convegni, seminari, sostegno alla formazione dei giovani, consulti on line per i pazienti: attività unite da un unico filo rosso, l’attenzione al malato come persona, ben oltre la cura della malattia, sulle orme del cardiochirurgo scomparso. “Pietro era un medico molto serio e di straordinaria umanità. – continua il fratello Maurizio – Aveva un grande spirito di iniziativa, sempre pronto a inventarsi nuove imprese, un passo avanti rispetto alla realtà ”. Le parole si spezzano. “Mio fratello rappresenterà sempre la mia forza, non è fisicamente con me, ma continuiamo a camminare insieme”.

Una carriera in rapida salita, quella di Pietro Di Biasi. Ne ripercorre le tappe il fratello Maurizio: “Laureato in medicina, specializzato in chirurgia toracica alla Federico II di Napoli e in cardiochirugia all’Università di Milano, sempre con il massimo dei voti, Pietro entrò giovanissimo nella Divisione di cardiochirurgia dell’ospedale Sacco di Milano, diretta dal professor Santoli, dove lavorò per 13 anni”. Bruciava le tappe a tempo di record, “come quando vinse il concorso per assistente in cardiochirurgia e diventò l’assistente più giovane d’Italia”. Tante le soddisfazioni, dal premio Donatelli-De Gasperis per il miglior lavoro in cardiochirurgia alla nomina a delegato della Società polispecialistica italiana di giovani chirurghi. Traguardi straordinari, vista anche la giovane età. Nel 1997, a 36 anni, si trasferì dal Sacco nel nuovo centro di Cardiochirurgia dell”Irccs MultiMedica, che contribuì a fondare. Ma Pietro era sempre alla ricerca di nuove sfide e nuovi stimoli. Successivamente – continua il fratello Maurizio – “passò all’ospedale di Legnano, un’ennesima prova professionale, interrotta purtroppo dalla tragedia della malattia, che affrontò sempre con coraggio, nonostante, da medico, fosse perfettamente consapevole della prognosi. Si preoccupava per la sua famiglia, più che per sé, per i figli piccoli Rocco e Laura”. “Eravamo tutti sotto choc, increduli. – ricorda il primario Di Credico – Pietro era un vortice di vita. Fu costretto a smettere di lavorare, all’improvviso, lui che non poteva resistere senza mettere piede in corsia. Eseguiva gli interventi in modo impeccabile, i pazienti lo veneravano, arrivano in tantissimi dal Sud apposta per lui, perché li operava benissimo e sapeva costruire un rapporto di fiducia totale, quella relazione di cura indispensabile alla ripresa”.

Sarebbe orgoglioso, il dottor Pietro Di Biasi, se vedesse come è cresciuta in questi 10 anni la Cardiochirurgia di Legnano: “14 posti letto, due sale operatorie, sei chirurghi, una struttura pubblica che risponde alle urgenze del territorio e riesce ugualmente a fare innovazione: abbiamo lavorato tanto e bene anche durante il Covid, con numeri da record. – continua Di Credico – Tra Legnano e Magenta facciamo 700-800 stent all’anno. La Asst Ovest milanese è al quarto posto in Italia nel trattamento delle angioplastiche primarie”.

Traguardi importanti. Ma Pietro manca ogni istante. Maurizio Di Biasi lo confessa: “Vado avanti sempre pensando a lui. Quando entra nei miei pensieri, io mi fermo e mi stacco da me… dimentico gli affanni e i ricordi dolorosi svaniscono….La vita mi appare diversa e inizio a seguire il suo incedere tranquillo, lo sguardo rassicurante che viaggia lontano e il sorriso appena accennato. Accade allora che vivo della sua assenza. Mio grande fratello rappresenterai sempre la mia forza….. e saremo per sempre insieme”.

Redazione
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Pubblicato il 31 Marzo 2022
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