Omicidio Maltesi, Fontana ha cercato di bruciare il corpo della ragazza in un barbecue
È un libro degli orrori il racconto che il rescaldinese Davide Fontana ha fatto ai carabinieri nella notte della confessione. La vittima, anche lei di Rescaldina, è stata uccisa e fatta in 15 pezzi: "Ho cercato di bruciare il corpo con alcool e benzina"
È un libro degli orrori il racconto che Davide Fontana ha fatto ai carabinieri di Brescia nella notte della confessione, quando, «per togliersi il peso», è crollato sotto le incessanti domande degli inquirenti e ha ceduto: «Sì, sono stato io. Ho ucciso io Carol e vi dico come».
Carol è la ragazza originaria di Sesto Calende (ma nata a Monza il 23 dicembre del 1995) vittima dell’omicidio confessato da Davide Fontana, il bancario di 43 anni di Rescaldina, separato, con passione per fotografia e cucina, per un certo periodo compagno della ragazza che si era data al mondo dell’hard, uccisa durante un video mentre era incappucciata, presa a martellate e finita con un taglio alla gola, come riporta oggi il Corriere della sera.
Particolari raccontati da Fontana agli investigatori bresciani che stanno occupandosi del caso che potrebbe – dopo il primo interrogatorio di garanzia previsto oggi dinanzi al giudice per le indagini preliminari – passare per competenza a Busto Arsizio, procura sotto cui ricade Rescaldina, luogo del delitto.
La vittima si era trasferita a Sesto Calende nel 2006 (da Angera) e vi è rimasta fino al 2015 per poi migrare in provincia di Verona e tornare nel 2020 a Sesto Calende. Poi l’ultimo spostamento a Rescaldina, nel 2021, dove ha trovato la morte alla fine di gennaio. Il corpo, dopo quella macabra ricostruzione nelle carte degli investigatori, è stato conservato in un freezer a pozzetto, «l’ho comprato su Amazon».
La «coppia aperta» come l’ha descritta Fontana, però, non si vede più in giro. Qualche vicino fa domande, lui risponde in maniera elusiva. Ma l’uomo sta elaborando il piano per disfarsi del cadavere della povera ragazza. E qui torna in ballo la provincia di Varese, scelta come prima tappa per distruggere il corpo nel frattempo smembrato e custodito in alcuni sacchi (che verranno poi trasportati a Borno, in Valle Camonica, che l’uomo frequentava da bambino coi genitori).
Infatti per distruggere il cadavere, la prima tappa sono le montagne della Valcuvia a Vararo, frazione di Cittiglio.
«Ho prenotato un B&B a Vararo, una casa singola in collina e isolata. La prima volta ci sono andato con la Fiat 500 (auto della ragazza ndr) per un sopralluogo, per un paio di giorni per studiare la logistica. Ho poi prenotato ancora una volta e in questa occasione ho portato con me i sacchi contenenti il corpo».
La casa è uno chalet raggiungibile abbastanza comodamente a bordo di un’auto lungo la strada asfaltata che dal fondovalle porta in cima alla montagna, al confine fra Cittiglio e Laveno Mombello da dove si domina il lago Maggiore. Un luogo incantevole immerso nella natura a 700 metri di altitudine dove alcune seconde case o appartamenti sfitti vengono dati in locazione sulle piattaforme che permettono a costi contenuti di farsi una vacanza immersi nella natura e vivere un’esperienza a stretto contatto con aria buona e animali selvatici. Indisturbati.
Quello che cercava Davide Fontana. La casa ha una terrazza ed è dotata di un caminetto per cuocere pietanze all’aperto.
«Nella zona barbecue ho provato ad appiccare il fuoco ai pezzi di cadavere utilizzando alcool e benzina ma mi sono reso conto che non era fattibile».
Naufragato il piano, secondo la deposizione del quarantatreenne, il resti della ragazza vengono nuovamente raccolti e trasportati altrove «Ho quindi recuperato i pezzi e li ho riportati a casa di Carol mettendoli nel freezer. Solo il 19 marzo, prima di portare i sacchi contenenti i pezzi del corpo a Borno, ho provato ad asportare qualche tatuaggio con la lama e alcune parti del viso. Le parti di pelle che ho asportato le ho gettate nel water».
Il resto è cronaca di queste ore coi carabinieri che dopo il ritrovamento dei sacchi contenenti il corpo fanno, partire le indagini, difficili per le condizioni del cadavere. Unghie ben curate. Tatuaggi, il cui elenco viene reso pubblico. Le indagini autonome del giornalista Andrea Tortelli, le verifiche proprio sui “tattoo“ e il reperimento del contatto social con cui si abbozzano dialoghi con chi ha in mano il cellulare della povera Carol. Poi la svolta e la confessione: «Sono stato io».
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.