Guerra in Ucraina e sanzioni, l’allarme di Confindustria Alto Milanese: «Peggio del Covid»
Il presidente di Confindustria, Diego Rossetti, chiede aiuti al Governo. In difficoltà soprattutto moda e calzaturiero, dove il 15% dell'export coinvolge la Russia
Prima le chiusure per il Covid, poi l’aumento esponenziale dei costi delle materie prime e infine le sanzioni economiche per la guerra tra Russia e Ucraina. È una situazione drammatica quella che vive l’economia italiana, che non risparmia nemmeno il territorio dell’Alto Milanese. Diego Rossetti, presidente di Confindustria Alto Milanese e titolare di Fratelli Rossetti, non nasconde la sua preoccupazione ad un mese dall’inizio della guerra.
«Una situazione ancora più pesante di quella che abbiamo vissuto con il Covid, perché allora nonostante le totali chiusure si sapeva di uscirne – sottolinea amareggiato Rossetti -. La guerra ha aperto una crisi gigantesca con perdite enormi per le nostre imprese dall’oggi al domani: ogni giorno che passa ci sono settori, come la siderurgia, che non riescono a portare avanti le attività a causa dell’aumento dei prezzi. È una situazione complicata».
Il principale rischio per l’industria dell’Alto Milanese con le contro-sanzioni economiche imposte dalla Russia è rappresentato dal blocco dei pagamenti che ad oggi sono fermi, e i comparti più colpiti sono la moda e il calzaturiero che hanno un interscambio importante con la Russia.
Il distretto calzaturiero di Parabiago è tra i più importanti d’Italia e, nonostante la percentuale di import – export con il Paese di Putin sia meno rilevante di quella del comparto marchigiano (per la quale rappresenta il 70% dell’operato), i rapporti commerciali sono determinanti. «A Parabiago il 15% dell’export è con la Russia, a cui si aggiunge il turismo di chi fa acquisti nei negozi, una percentuale più sostenibile rispetto ad altri territori ma che ci fa comunque preoccupare – spiega il presidente di Confindustria -: le nostre aziende hanno bisogno di aiuti concreti. Adesso abbiamo iniziato la campagna vendite autunno-inverno: i clienti Russi non li contattiamo e al Micam non erano presenti. Tutta questa situazione non ci permette di fare previsioni sui business futuri».
«Al Governo chiediamo una forma di cassa integrazione speciale come quella che era stata concessa per il Covid in modo da contenere le spese – aggiunge Rossetti -, dopodiché servirà un aiuto per riuscire a incassare i pagamenti bloccati che ci devono arrivare dai russi garantendo almeno gli anticipi tramite fondi. Mancano le risorse finanziare e quindi aumenta anche la preoccupazione per il personale. Se necessario siamo pronti a fare sacrifici, come abbiamo fatto nel periodo del Covid, ma il Governo ci deve venire incontro».
Dall’inizio della guerra in Ucraina Confindustria Lombardia ha instaurato un sorta di unità di crisi: «Facciamo riunioni ogni settimana per monitorare l’andamento della situazione, mandando in Regione tutti i messaggi necessari – conclude il presidente di Confindustria, che conferma però il sostegno di Confindustria alle sanzioni vista la finalità a cui rispondono -. Ci sono aziende, principalmente fonderie, che non hanno convenienza a rimanere aperte in quanto colpite fortemente dall’aumento dei prezzi dell’energia. La speculazione è fuori controllo. Ciò che maggiormente dispiace è che l’unità dell’Unione Europea sulla difesa dell’Ucraina si è sciolta di fronte alle decisioni di mettere un tetto massimo sul prezzo dell’energia, che non può avere oscillazioni così alte triplicando ogni mese. Se la guerra non finisce presto, i danni saranno devastanti».
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