Profughi ucraini accolti nella chiesa evangelica di Castellanza. Il racconto di Irina
La chiesa Adi sta ospitando due famiglie con minori in appartamenti mentre accoglie temporaneamente chi arriva dalla frontiera e riparte per altre chiese. Intervista a Irina, fuggita dalle bombe
(articolo e video di Matilde Amendolagine)
C’è chi mette negli scatoloni il cibo, chi divide, piega e seleziona i vestiti, chi cucina e chi si occupa dell’organizzazione e della logistica. Alla chiesa Evangelica “ADI”, di via Don Gnocchi a Castellanza, volontari di ogni età lavorano senza sosta per dare un aiuto concreto ai profughi in fuga dall’Ucraina. Nel salone è stato allestito un dormitorio e gli appartamenti ai piani superiori sono già abitati da due famiglie ucraine.
«Siamo in contatto con una chiesa evangelica in Romania – ci spiega il Pastore Silvano Basile -, grazie alla quale siamo in grado di fare da ponte per consentire ai profughi di raggiungerci, tramite viaggi su pullman che partono dal confine con la Polonia dove vengono lasciati viveri e aiuti». All’arrivo a Castellanza, le persone in fuga vengono accolte dalla comunità di fedeli, che si occupa di preparare loro un pasto caldo e un letto per poter riposare e provare a ricaricare le batterie, inevitabilmente consumate da conflitti e paura senza fine.
Il Pastore è poi in contatto con la la chiesa BBSO di Oradea, che si occupa di accogliere i profughi in arrivo da Siret, sul confine della Romania, e smistarli in diversi Paesi europei tra cui il nostro: la maggior parte dei rifugiati in Italia hanno contatti con parenti sul territorio, che raggiungono tramite tratte in treno pagate dalla chiesa “ADI”.
Attualmente nella struttura di Castellanza ospitano tredici profughi (due famiglie con figli minori), a cui sono riservati due appartamenti arredati: «Giovedì è in arrivo un pullman di trentotto profughi, tra cui il pastore di una chiesa in Ucraina; tuttavia, tengo a sottolineare che tra le persone che arrivano – ha precisato Basile – ci sono anche ortodossi: offriamo assistenza a chi ha bisogno di aiuto».
LA TESTIMONIANZA DI IRINA
Irina, una delle madri delle due famiglie ospitate, ci ha raccontato come è riuscita a raggiungere la chiesa di via Don Gnocchi, insieme al marito e ai suoi quattro figli piccoli: un viaggio difficile, passato con il terrore di non trovare un posto sicuro dove rifugiarsi in caso di bombardamenti. «Siamo grati di essere qui – queste le parole di Irina, arrivata da Zaporizhia – siamo rimasti in Ucraina i primi giorni di guerra, in una buca da officina in un garage: faceva freddo e i bambini piangevano in continuazione».
In mancanza di medicinali, cibo e riparo, si sono spostati prima in una chiesa nell’Ovest dell’Ucraina e poi in Polonia: «C’erano troppi rifugiati e ci hanno detto che dovevamo andare via»; grazie ad un Pastore incontrato lì, la famiglia di Irina ha trovato un posto sicuro in Italia, a Castellanza appunto, dove riceve protezione e aiuto. Fortunatamente, il Governo ucraino permette ai padri di famiglia con più di tre figli di lasciare il Paese, e così ha fatto Dimitro, ingegnere informatico, alla ricerca di un lavoro da remoto dopo che ha perso il suo posto durante la guerra. Irina sta studiando l’Italiano: vogliono permettere ai loro bambini di vivere un’infanzia normale e si stanno informando per inserirli al più presto in scuole e asili.
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