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Anche il legnanese Paolo Alli al confronto “Nuovo (dis)ordine mondiale” della rivista Formiche.net

Il politico legnanese propone una nuova considerazione sulla guerra in Ucraina, puntando l'attenzione sulla Cina

ucraina

Ci sarà anche Paolo Alli, legnanese, già presidente dell’assemblea Nato, al confronto online a cura della rivista Formiche.net  sul proprio sito e sulla pagina Facebook, mercoledì 16 alle 15.30, dal tema : “Nuovo (dis)ordine mondiale”, con la presenza di Marina Sereni vice ministro degli Affari esteri, Stefano Stefanini ambasciatore e senior advisor Ispi, Jean-Paul Fitoussi economista e Flavia Giacobbe direttore della rivista Formiche. Di seguito, un nuovo servizio di Alli dopo gli ultimi sviluppi nella guerra russo-ucraina

In poco tempo Vladimir Putin, con quella che si delineava come una guerra-lampo, ha visto svanire la speranza di veder realizzato il suo progetto neo-imperiale ottenendo, al contrario, conseguenze opposte. Ad esempio, è riuscito a unire l’occidente che invece voleva dividere, ha spinto l’Unione
europea a fare scelte di strategia politica condivise, ha indotto Svezia e Finlandia a ripensare la loro neutralità, ha impoverito e indebolito il proprio Paese.
Putin, costretto da una imprevista resistenza ucraina sul campo e dalla forte reazione unitaria occidentale, ha minacciato un conflitto nucleare e imprigionato migliaia di persone che manifestavano contro la guerra, suscitando sdegno e paura nel mondo e dando la sensazione di essere arrivato alla fine del suo percorso. Difficile pronosticare come andrà a finire questa tragedia,
quel che è certo è che l’ordine mondiale ne uscirà profondamente cambiato.
In quale senso dipenderà in larga misura dalla Cina. Se Xi Jinping deciderà di seguire Putin sulla strada dello scardinamento del diritto internazionale, ampliando la portata delle violazioni dei confini già messe in atto nel mar Cinese orientale e meridionale, ad esempio con una aggressione militare a Taiwan, allora la nascita della “internazionale delle autocrazie” sarà inevitabile. Con l’effetto di portare il mondo verso un bipolarismo fatto di democrazie e totalitarismi dagli esiti potenzialmente drammatici per l’umanità, con il tracollo dei già barcollanti organismi multilaterali, a partire dalle Nazioni Unite.
Al contrario, se il leader cinese – come auspicabile – sarà più scaltro di Putin e opterà per una linea improntata all’esercizio del soft power, l’occidente potrà cercare di capitalizzare gli errori fatti da Mosca rafforzando le proprie democrazie, oggi spesso deboli e incerte. Occorre però che si realizzino una serie di condizioni, se vogliamo che i capisaldi della libertà, della democrazia e del rispetto della rule of law tengano e si rafforzino.
Anzitutto l’Unione europea deve diventare consapevole della propria centralità negli equilibri globali e trarne le conseguenze, costruendo finalmente l’Europa dei popoli.
Deve approfittare della seconda grande crisi in due anni per darsi, dopo la svolta in politica economica conseguente alla pandemia, una politica estera e di difesa comune. Inoltre deve esplorare la possibilità di un’alleanza strategica con l’India, gigante silenzioso destinato a giocare un ruolo sempre più importante nei prossimi decenni, ma farsi anche carico di un autentico sviluppo del continente africano, evitando che cada nelle mani di altre potenze neo-coloniali.
La Nato deve continuare a essere quello che è stata finora: il più efficace provider di sicurezza e stabilità, con capacità di resilienza e adattamento, in sinergia con la difesa della Ue alla quale deve garantire alcuni elementi, tra i quali la deterrenza nucleare. Il rafforzamento del fianco est non deve far dimenticare la necessità di presidiare il Mediterraneo e il Medio Oriente. I Paesi europei membri dell’Alleanza dovranno inoltre farsi carico di un aumento delle spese per la Difesa, come ha già annunciato la Germania. In questo Putin è riuscito in quello che non avevano ottenuto in otto anni Obama, Trump e lo stesso Biden. Gli Stati Uniti devono smettere di pensare che quanto avviene nella nostra parte di mondo non sia più un problema loro: l’oceano Atlantico è sempre meno un grande cuscinetto geografico e assomiglia ormai a un piccolo lago.
Se tutto ciò si realizzerà si potrà arrivare, dopo il disordine, a un occidente più forte, che potrà aspirare a consolidare e rafforzare un ordine globale ancora basato sull’approccio multilaterale che, per quanto imperfetto, resta l’unico a consentire un efficace governo degli equilibri mondiali.
Ci sono due corollari di tutto ciò: non bisognerà cadere nel rischio, connaturato alla scarsa memoria del nostro tempo, di dimenticare troppo presto la dura lezione che stiamo imparando. E, sperando che nel frattempo non abbia premuto il fatidico pulsante rosso che scatenerebbe un conflitto nucleare, bisognerà trovare una way out non del tutto umiliante per Putin. A meno che qualcuno, all’interno del suo stesso entourage non trovi un altro modo per ridurlo a più miti consigli.
Paolo Alli

Redazione
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Pubblicato il 11 Marzo 2022
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