Infermieri di Legnano in protesta a Milano per chiedere più diritti e assunzioni
L'obiettivo è quello di ottenere «tutele adeguate» rispetto all'operato svolto tenendo anche conto dell'impegno dimostrato durante l'emergenza sanitaria. La manifestazione è stata organizzata dal Sindacato Nursing Up
Una decina gli infermieri di Legnano scesi in piazza a Milano, con i colleghi dell’hinterland, per protestare e per chiedere più diritti. La manifestazione si è svolta oggi, giovedì 10 marzo e rientra in una serie di azioni organizzate a livello nazionale dai lavoratori con il Sindacato Nursing Up. L’obiettivo è quello di ottenere «tutele adeguate» rispetto all’operato svolto tenendo anche conto dell’impegno dimostrato durante l’emergenza sanitaria. Diverse volte anche gli infermieri legnanesi hanno segnalato il loro disagio e la necessità di rafforzare le fila.
Quella di oggi non è la prima manifestazione a cui partecipano i lavoratori di Legnano. Le richieste sono sempre le stesse: «Vogliamo un‘area contrattuale infermieristica e, per le altre professioni sanitarie, che si riconoscano peculiarità, competenza e indispensabilità ormai evidenti per categorie che rappresentano oltre il 52% delle forze del Servizio sanitario nazionale e che, assieme alle altre professioni sanitarie non mediche, raggiungono oltre il 76% degli organici delle professioni sanitarie – spiegano i sindacalisti -. Chiediamo anche una congrua integrazione dell’indennità di specificità infermieristica e di quella di tutela del malato e di promozione della salute»
Gli infermieri sollecitano l’adozione di specifiche disposizioni per contrastare la sempre più diffusa violenza nei luoghi di lavoro, oltre che risorse economiche «sufficienti ed idonee direttive all’ARAN, per garantire il riconoscimento e valorizzazione sul piano economico le profonde differenze tra le professioni sanitarie e le altre professioni che svolgono attività funzionali e o strumentali nel comparto pubblico della Salute, differenza sempre esistite, ma rese ancora più evidenti da Covid-19».
Per tutti loro, manca personale per affrontare in maniera adeguata le richieste del servizio sanitario ospedaliero. Non a caso uno dei punti citati dai sindacalisti riguarda l’immediato «adeguamento delle dotazioni organiche del personale operante nella generalità dei presidi ospedalieri e sul territorio». A questo si aggiunge la programmazione degli accessi universitari, proprio perchè «gli infermieri attuali non bastano, ne mancano ormai tra gli 80 e i 100 mila, ma gli Atenei puntano ogni anno al ribasso. Inoltre è tempo che venga garantito, al pari degli altri professionisti sanitari laureati, l’estensione dell’avvenuta la rimozione del vincolo di esclusività non solo per l’effettuazione delle vaccinazioni, ma a tutto l’alveo delle attività di loro competenza».
Altro tema riguarda il sostegno dell’aggiornamento professionale dei professionisti del comparto e la riduzione dell’orario di servizio, pari ad almeno 4 ore settimanali, da «utilizzare per le attività di aggiornamento, come già avviene per i medici. Ed inoltre l’erogazione di risorse finalizzate all’immediato e stabile riconoscimento degli infermieri specialisti e gli esperti in applicazione della Legge 43/06 ,e per la valorizzazione economico giuridica della funzione di coordinamento, valorizzazione delle competenze cliniche e gestionali degli interessati».
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