Emerson, lavoratori in corteo a Legnano contro la chiusura: «In gioco il futuro della comunità»
I lavoratori si sono dati appuntamento davanti alla Franco Tosi di Legnano per chiedere alla Emerson un cambio di strategia che salvi i posti di lavoro
Piazza Monumento tra fumogeni, fischietti e tamburi, l’Alberto da Giussano “circondato” dalle bandiere rosse, corso Italia bloccato dal corteo (nel video la diretta Facebook) che ha scandito a più riprese a chiare lettere “Il posto di lavoro non si tocca”: dopo lo sciopero della scorsa settimana a Rescaldina, venerdì 18 febbraio i lavoratori della Emerson, azienda produttrice di valvole con alle spalle un secolo di storia, sono tornati ad incrociare le braccia contro la chiusura annunciata dalla ditta, intenzionata a fine anno a spostare le linee produttive in Germania e Malesia. E lo hanno fatto partendo dai cancelli della storica Franco Tosi, simbolo per eccellenza della lotta operaia, e sfilando per la città fino a Palazzo Malinverni dove hanno incontrato il sindaco di Legnano Lorenzo Radice e il primo cittadino di Rescaldina Gilles Ielo.
Accompagnati dal sostegno di ex colleghi e da delegazioni di altre filiali della multinazionale americana e di altre aziende del territorio, i dipendenti di quella che per tutti è la ex Raimondi sono tornati a chiedere un cambio di strategia alla proprietà della Emerson per salvare posti di lavoro e produzione, a partire dal ritorno alla creazione di tipologie di valvole, come quelle destinate agli impianti per olio e al gas, dismesse negli scorsi anni. Anche perché le possibilità, per sindacati e dipendenti, non mancherebbero, considerando che in via Castellanza fino a fine 2021 arrivavano curriculum e si parlava di obiettivi aziendali centrati e ancora adesso arrivano gli ordini, nonostante un primo taglio del personale e le difficoltà legate alla pandemia.
Il doppio sciopero di venerdì scorso e di oggi, che ha mobilitato in entrambi i casi circa 200 persone, è peraltro solo il primo passo di un percorso, quello per salvare la Emerson o quantomeno per reindustrializzare il sito produttivo, che non coinvolge solo i lavoratori e le amministrazioni: «La vertenza Emerson è una vertenza del territorio – ha sottolineato Mario Principe, segretario della CGIL Ticino Olona, a valle dell’incontro in comune -. Chiediamo alle amministrazioni coinvolte di portare avanti questa battaglia insieme a noi e anche a Confindustria Alto Milanese chiederemo di prendersi la responsabilità di un’impresa che non sta perdendo produzione ma che mentre parliamo sta dirottando volumi produttivi in Germania. Andremo in Regione Lombardia e al Ministero dello Sviluppo Economico: vogliamo l’occupazione, i posti di lavoro. Chiediamo alla Emerson, come negli anni passati, qualora ci siano problemi di costi fissi di venire al tavolo e confrontarsi con i sindacati ma abbiamo la sensazione che non sia così, di trovarci di fronte ad un’impresa che pur avendo un mercato di riferimento vuole delocalizzare».
«Ai sindaci di Legnano e Rescaldina abbiamo fatto capire ancora una volta che la Emerson non deve chiudere né delocalizzare e che il sito di Rescaldina deve rimanere a vocazione industriale – ha aggiunto Edoardo Barra della Fim Cisl Milano Metropoli -: nessuno può speculare sulla pelle dei lavoratori, ma al contrario bisogna dare una risposta concreta e trovare soluzioni condivise. I 150 dipendenti devono trovare una ricollocazione e di questa problematica non se ne devono far carico solo i due comuni coinvolti, ma tutto il territorio dell’Alto Milanese. La Fim Cisl, insieme alle altre organizzazioni sindacali, sarà presente a tutti i tavoli e ad ogni livello istituzionale per dare soluzioni e visibilità a queste persone che chiedono solo di lavorare per dare un futuro a se stessi e ai loro figli».
L’appello che arriva dalle amministrazioni, pronte a fare il possibile per far sentire il proprio sostegno ai dipendenti Emerson che vedono in bilico il proprio posto di lavoro, è quello di «restare uniti». «Questo territorio ha bisogno di dimostrare, a partire da lotte come quella che stiamo iniziando, che siamo ancora una comunità – ha ribadito il sindaco di Legnano Lorenzo Radice – e che quello che questo territorio ha vissuto in termini di impoverimento del tessuto lavorativo negli scorsi decenni non lo vogliamo vedere, soprattutto laddove ci sono realtà industriali che hanno ancora molto da dire. Dimostriamo di essere una comunità che lotta per difendere il proprio lavoro e il proprio futuro: noi come amministrazione giocheremo tutte le carte che avremo, per la vostra dignità e per quella delle nostre città».
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