Omicidio nel bosco a Rescaldina, condannato a 25 anni e 6 mesi il killer latitante
Cherif Ahmed è stato condannato in contumacia per aver premuto il grilletto della pistola che ha tolto la vita ad un senegalese, accusato di aver rubato un paio di ovuli contenenti la sostanza stupefacente
Nei boschi tra Rescaldina e Marnate, presidiati da decine di spacciatori e fiancheggiatori, si può morire per pochi grammi di hashish spariti. Questa è la fine che ha fatto Abib Modou Diop, ucciso tre anni fa a colpi di arma da fuoco ai margini del bosco del Rugareto, in un campo nei pressi di via Grigna a Rescaldina.
L’uomo che ha sparato si chiama Cherif Ahmed, il nipote del capo, e oggi (venerdì) è stato condannato in contumacia a 25 anni e 6 mesi di carcere per aver premuto il grilletto della pistola che ha tolto la vita ad un senegalese, accusato di aver rubato un paio di ovuli contenenti la sostanza stupefacente, per un valore di poco superiore ai 100 euro. Cherif, nei giorni successivi all’omicidio, era riuscito a fuggire in Marocco dove continua a vivere da uomo libero e in una casa ristrutturata coi soldi dello spaccio.
«I capi dovevano assicurarsi il rispetto dei loro sottoposti ma non avrebbero voluto la morte di Diop. Ahmed era stato incaricato di spaventare l’uomo con la pistola e picchiarlo ma da quella pistola è partito il colpo che l’ha ucciso» – ha raccontato il pubblico ministero Ciro Vittorio Caramore nella sua requisitoria davanti al collegio giudicante del Tribunale di Busto Arsizio dove si è svolta la Corte d’Assise per l’omicidio del senegalese.
Ad Ahmed, dunque, era stato dato un altro compito e il pm descrive bene come, dalle intercettazioni, emerga chiaramente il fatto che il capo della banda che opera nel parco del Rugareto aveva addirittura chiesto all’imputato di togliere il caricatore proprio per evitare anche la morte accidentale.
Doppio processo (a Busto e in Marocco) per l’uomo accusato dell’omicidio di Rescaldina
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