Covid e farmaci biologici, lo studio dei medici dell’Asst Ovest Milanese sulla rivista “Frontiers in Immunology”
Il lungo e meticoloso lavoro di 8 ricercatori degli Ospedali di Legnano, Magenta e Cuggiono verrà pubblicato integralmente su "Frontiers in Immunology"
«Agire sulla cascata delle citochine è fondamentale per prevenire la progressione della malattia e la morte nei pazienti ospedalizzati con COVID-19». Così inizia l’articolo firmato da 8 medici dell’Asst Ovest Milanese e pubblicato sull’importante rivista medica “Frontiers in Immunology”. Prestigiosa rivista scientifica internazionale in cui è stato pubblicato l’articolo “Immunotherapy of COVID-19: inside and beyond IL-6 signalling” a firma dei medici Gaetano Zizzo, Antonino Tamburello, Laura Castelnovo, Antonella Laria, Nicola Mumoli, Paola Faggioli, Ilario Stefani e del prof Antonino Mazzone.
Uno studio sugli effetti delle terapie anti-citochine, gli inibitori dell’interleuchina (IL)-6, che verrà pubblicato integralmente nelle prossime settimane. Nello specifico (IL)-6 è una proteina prodotta dal sistema immunitario. E come avevano già spiegato dal laboratorio di Analisi legnanese, è di fatto un vero e proprio marcatore capace di segnalare la “tempesta citochinica”, vale a dire uno stato infiammatorio “incontrollabile” del sistema immunitario che si manifesta durante la malattia Covid-19. Quest’importante reazione infiammatoria danneggia vasi e tessuti, dando luogo a grave insufficienza respiratoria e disfunzione multi-organo. In questo contesto è emerso che i farmaci biologici che agiscono sulle molecole dell’infiammazione, dette citochine o interleuchine (IL), sono stati testati contro il COVID-19 con risultati contrastanti. Ed è proprio questo “nodo” che ha incuriosito la squadra di dottori legnanesi.
«Ci siamo posti l’obiettivo di decifrare l’apparente contraddizione di questi risultati, studiando a fondo le caratteristiche basali dei pazienti reclutati nei diversi studi con esito favorevole, sfavorevole o parzialmente favorevole – spiega il dottor Zizzo -. Passando in rassegna i primi studi osservazionali italiani della “prima ondata”, i successivi trials randomizzati internazionali, e varie meta-analisi, abbiamo individuato nel sangue alcuni indici che possono predire la risposta alle diverse terapie biologiche impiegate tra cui, farmaci inibitori di IL-6, di IL-1, di GM-CSF, e delle Janus kinasi o JAK».
Il lungo e meticoloso lavoro dei ricercatori degli Ospedali di Legnano e Cuggiono ha così permesso di delineare delle finestre di opportunità terapeutica per l’utilizzo appropriato dell’uno o dell’altro farmaco. Finestre che come spiega il dottor Zizzo, anche nell’articolo su “Frontiers in Immunology”, sono «basate su precise soglie e intervalli numerici di specifici parametri, sia respiratori (livelli di ossigenazione e fabbisogno di ossigeno) che biologici e infiammatori (livelli di IL-6, proteina C-reattiva, ferritina, D-dimero, lattato-deidrogenasi e rapporto neutrofili/linfociti). L’utilizzo di questi biomarcatori come fattori predittivi di risposta appare dunque fondamentale per mettere in campo una Medicina personalizzata di successo nella gestione dei pazienti ospedalizzati per COVID-19». I medici legnanesi stanno già pensando ad una prossima ricerca: «Sarà anche interessante studiare l’opportunità di combinare insieme più farmaci biologici – spiega il dottor Zizzo -, o di associarli ai farmaci antivirali e anticoagulanti».
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