Il Parco Alto Milanese invaso da “alieni” dalle orecchie lunghe: si tratta di 4mila tra conigli e minilepri
Nel corso di un incontro on line tenutosi il 31 gennaio si è discusso di come arginare la presenza di questi animali che sta causando seri danni ad alberi e ai raccolti del Parco
Il Parco Alto Milanese ha avviato un monitoraggio faunistico ed un’analisi in particolare rivolta alla presenza della minilepre e del coniglio selvatico, specie non autoctone – definibili perciò come “aliene” – la cui presenza nel parco ha assunto negli anni dimensioni importanti ed il cui numero oggi è in costante crescita con oltre 4.000 esemplari ed una densità molto elevata.
L’ intervento è stato chiesto ripetutamente al Pam dagli agricoltori che evidenziano numerosi danni ai raccolti oltre alla frustrazione di vedere puntualmente vanificato il proprio lavoro, ma anche a seguito del riscontrato deterioramento dei boschi per via delle tane che, oltre a compromettere il sottobosco, rendono instabili gli alberi ed in particolar modo le robinie che con il passare del tempo crollano.
Lo studio, condotto dall’esperto Faunista dott. Carlo Lombardi specializzato in questo tipo di tematica, è stato realizzato nell’ottica di delineare la densità di tale specie nel Parco ed interfacciarsi con gli organi competenti. La competenza degli interventi di prelievo infatti, che è una misura eccezionale volta a ristabilire gli equilibri ecologici, è in capo alla Regione Lombardia tramite la Polizia Provinciale secondo il piano di gestione.
Parallelamente il Parco ha l’obiettivo di porre in essere azioni rinvolte al miglioramento e differenziazione della fauna e degli animali antagonisti per riequilibrare l’ecosistema.
In tal senso si è tenuta lunedì 31 gennaio in modalità remota una riunione con circa una trentina di partecipanti tra parti interessate, agricoltori, associazioni e vertici del Pam proprio per informare sui risultati del monitoraggio e comprendere le reciproche posizioni, spiegare gli interventi a breve termine e discutere le proposte di lavoro a lungo termine.
Tra gli interventi anche quello del comitato dei 60 ortolani del quartiere Mazzafame a Legnano, dove, se in questo caso può risultare relativamente semplice porre in essere una recinzione per proteggere le coltivazioni, la soluzione non è attuabile per i 370 ettari del parco agricolo che non possono essere recintati.
Le proposte emerse durante la serata verranno approfondite in relazione alla fattibilità che il Consorzio ricorda, non è a propria discrezione, ma è di competenza degli organi regionali preposti.
L’ obietto del PAM, che ricordiamo è innanzitutto un parco agricolo con il 95% del proprio territorio di proprietà privata, è quello di mantenere il divieto assoluto di caccia istituito da oltre dieci anni sui tre Comuni di Legnano, Busto Arsizio e Castellanza per la sicurezza dei propri frequentatori e parallelamente creare le migliori condizioni per un ecosistema dove una fauna equilibrata ha un ruolo fondamentale.
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