Primo amore (Omaggio a Fred Buscaglione)
di FMK
Lo appresi più avanti, alle superiori, che ero un figlio del dopoguerra. E nemmeno sapevo di vivere il boom economico. A me, in quell’estate del ’59 alla pensione Calipso di Viserba, interessava solo Marina, di Vicenza, in vacanza coi genitori. Nove anni lei, nove io, promossi in quarta elementare. A fianco della sala da pranzo c’era il bar della pensione e, in una stanzetta, un calciobalilla e un jukebox. Il mio cantante preferito era Fred Buscaglione. Mi divertiva. Ancor più di Renato Carosone e del suo batterista Gegé di Napoli, e alla fine della cena mettevo una monetina nel jukebox e sceglievo Eri piccola così, e poi è nato il nostro folle amore, oppure Che bambola, era un cumulo di forme che al mondo non ce n’é, che mi facevano ridere. Un giorno mio fratello più grande mise su Guarda che luna, e da quel giorno, ascoltando quella musica e quelle parole, divenni un ragazzino romantico e riflessivo. E mi servì, perché Marina si innamorò di me. La canzone la sentivamo insieme e poi andavamo a guardare la luna, che in tutta la settimana fu sempre rotonda, o quasi. E io però non sapevo dire frasi d’amore, come le dicevano i grandi e gli attori del cinema, quelli dei film in bianco e nero con i loro cappelli a falde larghe e l’aria sicura di sé, e allora canticchiavo Guarda che luna, guarda che mare, e Marina aggiungeva Ma questa notte senza te dovrò restare, e io a questo punto mi ero tanto esaltato che mi mettevo in ginocchio e prendevo la sua mano Folle d’amore vorrei morire, e lei concludeva Mentre la luna di lassù ci sta a guardare. C’era poi il resto della canzone, ma a noi non piaceva, conteneva parole che non capivamo, come rimpianto e peccato, anche se quest’ultima, peccato, ce l’avevano insegnata alla prima comunione. E una sera Marina ci scherzò sopra, e mi chiese se un bacio era peccato.
Il giorno dopo il suo tavolo nella sala da pranzo era vuoto. Sono tornati a casa, mi disse il cameriere. Andai in spiaggia, giocai con mio fratello a pallone e poi in tandem arrivammo fino a Riccione, al tramonto feci il bagno. Non servì a niente. Avevo la testa vuota, e sempre un peso dentro. Era il rimpianto. Non avevo nemmeno voglia di sentire Buscaglione, stavo impalato davanti al jukebox, e alla fine mi decisi e misi la monetina Perché son solo a ricordare e vorrei poterti dire…
Eri piccola così – Che bambola – Guarda che luna. – Fred Buscaglione, 1959
Racconto di FMK (www.ilcavedio.org)
All’alba del 3 febbraio 1960, a 38 anni, moriva a Roma in un incidente stradale in un incrocio Fred Buscaglione, che rientrava a casa sulla sua Ford Thunderbird rosa da uno spettacolo in un night di via Margutta.
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.