Mascherine rosa alla Polizia: “Per cinque secoli è stato il colore che vestiva gli uomini d’arme”
Il prof. Alessio Francesco Palmieri Marinoni, coordinatore la commissione costumi del Palio di Legnano, risponde al sindacato autonomia della Polizia (SAP) che in questi giorni ha criticato la consegna di mascherine rosa alle forze dell'ordine
«Il legame tra una tinta cromatica e il genere di chi la indossa, che ai contemporanei appare strettamente codificata, in realtà non è una regola “scritta nella pietra”». Il prof. Alessio Francesco Palmieri Marinoni, coordinatore la commissione costumi del Palio di Legnano ma soprattutto docente di Storia del Costume e della Moda, Storia del Costume Teatrale risponde così
al sindacato autonomo della Polizia (SAP) che in questi giorni ha criticato la consegna di mascherine rosa alle forze dell’ordine: «Ledono l’autorevolezza di chi indossa la divisa».
Le considerazioni del prof. Palmieri Marinoni sono state pubblicate oggi, lunedì 17 gennaio, sulla edizione digitale del Magazine “Style” – Corriere della Sera, partendo da fatti ed elementi storici che fanno emergere quanto sia complessa la faccenda del colore rosa
«Il legame tra il colore rosa e il “gentil sesso”, per dirla con un’espressione stucchevole e non ancora tramontata, è un’invenzione della moda anglosassone della metà del XIX secolo, al pari dell’abito bianco che deve indossare la sposa illibata, e che lentamente nei decenni successivi è dilagato in gran parte dell’Europa», scrive Alessio Francesco Palmieri Marinoni, che prosegue «è nei primi decenni del Quattrocento e grazie al francese che il nuovo termine incarnat (in italiano incarnadino) arriva a descrivere finalmente il colore della pelle gli europei; con un rimando chiaro e diretto alla natura viva della carne, nel suo aspetto umano e dunque, secondo la concezione classica, maschile. E così, nel suo nuovo significato simbolico di virilità, mascolinità e potere, il colore rosa entra prepotentemente nella storia dell’arte e della moda».
«Fino alla metà del XIX secolo, il colore che spaventa oggi il sindacato della Polizia, è stato quello preferito per vestire i bambini maschi e soprattutto gli uomini d’arme, i sovrani, i nobili e i ricchi borghesi. Sarà poi, con la caduta dell’Ancien Régime, che l’Ottocento europeo inizierà ad associare il colore alla delicatezza della rosa e, dunque, alle donne, per lasciare infine spazio prima ai nazionalismi prebellici e poi agli stereotipi sessisti del fascismo, che nel culto dell’ordine riclassificheranno anche i colori, associandoli ai generi e introducendo una nuova cromofobia».
La conclusione del nostro professore è un affondo al richiamo del pragmatisto: «Ma se davvero si vuole guardare indietro, meglio sarebbe allora tornare agli antichi Romani, saggi, pragmatici e utilitaristi, che sapevano bene come l’auctoritas non proviene dal solo apparire, ma soprattutto dalla Ragione e da un agire integerrimo».
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