Morte delle sorella Agrati, per la perizia l’incendio in cui persero la vita non fu accidentale
In aula la nuova perizia voluta dalla Corte d'Assise di Busto Arsizio per ricostruire la dinamica dei fatti di quella notte e le dichiarazioni di Giuseppe Agrati
L’incendio in cui persero la vita Carla e Maria Agrati nella notte tra il 12 e il 13 aprile 2015 nell’abitazione di famiglia a Cerro Maggiore non fu accidentale. È questa la conclusione per cui propende la nuova perizia voluta dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio per ricostruire la dinamica dei fatti e depositata nei giorni scorsi dagli ingegneri Luca Marmo e Luca Fiorentini, che giovedì 9 dicembre è approdata nelle aule del palazzo di giustizia bustocco.
Secondo la relazione peritale a far pendere la bilancia per la natura dolosa del rogo è soprattutto la presenza di più inneschi «quasi contemporanei e ubicati sia al piano terra sia al piano primo dell’abitazione», deduzione alla quale i consulenti sono arrivati dopo aver preso in considerazione sette diversi possibili scenari e le relative simulazioni, con origine delle fiamme al piano terra e al primo piano e con diverse condizioni di apertura o chiusura di porte e tapparelle, tenendo conto del grado di danneggiamento osservato durante i sopralluoghi e quindi «danni severi» a carico soprattutto dell’ingresso, del vano scale, del corridoio e della camera da letto delle defunte sorelle Agrati.
Gli esiti della perizia sono stati «appresi con stupore» dalla difesa di Agrati, che in apertura di udienza ha lamentato anche una violazione del diritto di difesa per aver potuto prendere visione di tutta la documentazione prodotta dai tecnici incaricati dalla Corte d’Assise solo pochi giorni prima dell’udienza. E sono stati contestati dallo stesso imputato, che in aula ha deciso di rendere dichiarazioni spontanee e ha parlato per mezz’ora a giudici, pubblica accusa e parti civili sottolineando diversi aspetti che a suo giudizio non sarebbero stati considerati dai periti, come la presenza di vernici e di materiali accatastati al civico 33 di via Roma.
Soprattutto Giuseppe Agrati è tornato ancora una volta a ripetere che «amava le sue sorelle» e ha ribadito per dimostrare la sua innocenza di non aver avuto alcun movente per arrivare ad ucciderle, tantomeno quello economico dal momento che in vita sua non ha mai avuto problemi di questa natura, sottolineando di non temere tanto l’ergastolo quanto «l’infamia» legata all’accusa di cui è chiamato a rispondere. Il “verdetto” per il 70enne arriverà poco prima di Natale: dopo la requisitoria del pubblico ministero e l’arringa della difesa in programma per martedì 14 dicembre, la sentenza è infatti attesa per mercoledì 22.
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