La “valanga rosa” della poesia raccontata dalla rivista della Famiglia Legnanese “La Martinella”
Altri argomenti trattati dalla rivista, le benemerenze civiche, il Premio Minesi alla Cooperativa Sociale SS. Martiri, la Giornata dello studente, la Fondazione nel futuro del Palio
La “valanga rosa” delle poetesse premiate all’ultimo Premio Tirinnanzi al centro dell’ultimo numero della rivista “La Martinella”, pubblicazione edita dalla Famiglia Legnanese. Proponiamo l’editoriale del direttore Fabrizio Rovesti e ricordando che qui si può leggere la versione digitale
Una felice coincidenza ha portato sul palco del Teatro Tirinnanzi cinque poetesse (per le sezioni italiano e dialetto), lasciando al solo poeta maschio il premio alla Carriera. Non si tratta di una preliminare scelta di genere della giuria tecnica, ma semplicemente di una valutazione che ha riguardato 188 opere giunte da tutta Italia, numero record che segnala l’importanza assunta dal Premio di poesia Città di Legnano – Giuseppe Tirinnanzi in ambito naziomaale. La compatta presenza femminile ci dice quanto, in assenza di pregiudizi, l’altra metà del cielo possa far valere le proprie capacità, competenze e intelligenza, come è emerso dalle letture appassionate e profonde delle tre concorrenti in lizza nella sezione italiano che, per altro, hanno alle spalle importanti percorsi di studio e di carriera in campi lavorativi diversi.
La “valanga rosa” viene per di più in momento in cui una inquietante cronaca nera parla di maschi che non
accettano di perdere il possesso di un proprio oggetto, “la compagna”, e, in tutt’altro contesto, il simpatico storico medievalista Alessandro Barbero, divenuto improvvisamente tuttologo, osserva in una intervista rilasciata a un giornale “… vale la pena chiedersi se non ci siano differenze strutturali tra uomo e donna che rendono a quest’ultima più difficile avere successo in certi campi. È possibile che in media, le donne manchino di quella aggressività, spavalderia e sicurezza di sé che aiutano ad affermarsi?”. Come dire: è difficile scrollarci di dosso il “patriarcato”, ossia quel sistema sociale in cui sono gli uomini a detenere il potere fuori e dentro casa, mentre alla donna spetta
per natura il compito della procreazione e della sottomissione; un’organizzazione sociale che gli studiosi fanno risalire a circa seimila anni fa legandola allo sviluppo dell’agricoltura e dell’addomesticamento degli animali.
In realtà i radicali cambiamenti socio-economici in corso nell’odierna comunità umana ci stanno portando verso un maggior rispetto della parità di genere, sia pure con intensità molto diverse a seconda dei paesi, spaziando dal più alto grado del Paesi Nordici a quello addirittura di valenza tragicamente negativa dell’Afghanistan talebano. Comunque, almeno in campo culturale, fra i più aperti alla uguaglianza tra i sessi, una certa strada è stata percorsa in tempi recenti. Ricordiamo che Raffaello, realizzando nella Stanza Vaticana della Segnature l’affresco Parnaso (proposto nella nostra copertina solo nel dettaglio della parte superiore con Apollo e le Muse), ha rappresentato soltanto due (massimo tre) poetesse su un totale di diciotto grandi poeti vissuti tra l’Antica Grecia e i suoi tempi.
Quindi, il gentil sesso non si lasci incantare dagli aforismi di Menandro che, nella società greca antica convintamente patriarcale, non aveva dubbi nel dire “Alla donna la natura non ha dato di comandare”.
Allora avanti tutta! Avendo però cura di non alzare eccessivamente l’asticella: il salto troppo alto potrebbe portare nel terreno del “matriarcato”.
Fabrizio Rovesti
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