Il presidente di Confindustria Bonomi a Legnano: «Più attenzione a donne e giovani»
Lo ha ribadito il presidente nazionale di Confindustria, Carlo Bonomi, intervenuto all'assemblea annuale di Confindustria Alto Milanese al teatro Tirinnanzi di Legnano
Donne e giovani. Le categorie più penalizzate dalla pandemia sono anche quelle che hanno bisogno di maggiore sostegno. Lo ha ribadito il presidente nazionale di Confindustria, Carlo Bonomi, intervenuto all’assemblea annuale di Confindustria Alto Milanese al teatro Tirinnanzi di Legnano: «Vedo una politica dei partiti che fanno una battaglia sulle bandierine da piantare sui loro provvedimenti (reddito di cittadinanza e quota 100…) – ha detto Bonomi – e non guardano ai temi della crescita e alle categorie più colpite, che sono le donne, i giovani e i lavoratori a tempo determinato. Non vedo provvedimenti che vanno in questa direzione nella legge di bilancio».
Tra i provvedimenti necessari, il presidente di Confindustria ha citato: «il taglio del cuneo contributivo utilizzando gli 8 miliardi del fondo del taglio delle tasse, magari tutto a favore di giovani e donne, e un provvedimento sulla defiscalizzazione della previdenza complementare: dobbiamo aiutare i giovani in questo percorso alternativo», ha detto citando solo «alcuni esempi di quei provvedimenti che potremmo mettere in campo pensando al futuro».
Giovani e donne sono stati al centro anche della tavola rotonda che ha visto tra i relatori, Francesco Murace, sociologo e saggista: «Dobbiamo recuperare le dimensioni della relazione umana, compresi i legami deboli», ha detto convinto che è proprio nelle relazioni con l’altro che l’Italia dimostra di avere una marcia in più.
«L’Italian Way – ha spiegato il sociologo – è la capacità di reagire tenendo alto la dimensione dell’estetica, il sentire insieme, la relazione con l’altro. E’ da questo che dobbiamo ripartire facendo però un passo di lato, dando voce a chi ha più voce. Abbiamo fatto ricerche importanti sul campo: il mondo femminile ha reagito prima, ha compreso meglio, parliamo di un distacco di venti punti rispetto al mondo maschile. C’è un mondo femminile a cui bisogna lasciare spazio. E poi i ragazzi, la cosiddetta generazione z, tra i 15-24 anno, che stando in casa hanno aiutato a insegnare il digitale ai genitori e a sentirsi protagonisti. Oggi è anche cresciuta anche l’importanza della competenza ed è in questa direzione che bisogna andare accettando con coraggio le vere sfide del cambiamento».
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