Boom di diagnosi per i disturbi alimentari con la pandemia, l’ASST studia nuovi servizi per il 2022
L'aumento dei disturbi alimentari seguito alla pandemia ha messo l'ASST di fronte alla necessità di dare ulteriore sviluppo all'ambulatorio dedicato, verosimilmente dal prossimo anno
Un anno fa Legnano e dintorni facevano i conti con il periodo più buio per il territorio dall’inizio della pandemia da Covid-19. Oggi i numeri del contagio sono tutto sommato sotto controllo nonostante la risalita a livello nazionale, ma i medici dell’ASST Ovest Milanese devono fare i conti con un’altra emergenza sanitaria: quella legata ai disturbi del comportamento alimentare – anoressia, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata – che anche in “casa nostra” hanno vissuto e stanno vivendo quell’incremento del 30% circa di cui si parla a livello nazionale.
Uno dei tanti strascichi psicologici che il virus ha portato con sé è stato infatti «un aumento di questo tipo di disturbi, dovuto all’isolamento e alla paura del Covid – spiega Lorena Vergani, responsabile dell’UOSD di Psicologia Clinica dell’ASST Ovest Milanese -, ma anche un abbassamento dell’età di inizio dei disturbi alimentari». Due fattori di preoccupazione ai quali se ne aggiunge un terzo: l’alto rischio di mortalità che i disturbi del comportamento alimentare portano con sé, quasi doppi per chi rispetto a quelli della popolazione generale.
Da queste patologie, però, «si può guarire con percorsi terapeutici mirati e appropriati – aggiunge la dottoressa Vergani – e soprattutto a condizione di riuscire a riconoscere e individuare il più presto possibile le problematiche» : le statistiche, infatti, dicono che in circa due terzi dei casi da questo tipo di disturbi si riesce ad uscirne, anche se il percorso non è né privo di ostacoli né rapido dal momento che in media si parla di un “cammino” lungo sei anni. L’arma in più nel nostro territorio è l’ambulatorio per i disturbi del comportamento alimentare, che dall’apertura nel 2009 ad oggi ha seguito circa 700 pazienti e dopo il calo nei numeri registrato nel 2020, soprattutto nei mesi del lockdown, in questo ultimo anno ha rilevato un netto aumento di richieste.
«Fino a 15-20 anni fa i disturbi del comportamento alimentare non erano particolarmente accolti nei nostri servizi, anche perché si tratta di pazienti che molto spesso interrompono precocemente le cure e i servizi allora non erano in grado di sviluppare percorsi specifici – sottolinea Giorgio Bianconi, direttore dell’UOC di Psichiatria di Legnano dell’ASST Ovest Milanese – . Nel piano regionale per la salute mentale del 2004, poi, è stata introdotta la possibilità per le aziende ospedaliere di sviluppare percorsi specifici: possibilità che si è tradotto in realtà nel 2009 quando alcune aziende ospedaliere tra cui la nostra hanno potuto iniziare a dare corpo a questa attività, inizialmente nella forma della rete di servizi anche se la cultura della rete allora non era ancora fondante».
L’ambulatorio dedicato ai disturbi dell’ASST Ovest Milanese ad oggi mette a disposizione dei pazienti, che normalmente arrivano su input del medico di base ma in alcuni casi anche attraverso l’accesso diretto, un team composto da due psicologi, un medico specializzato in scienze dell’alimentazione e un dietista. Grazie alla struttura, dopo una prima valutazione multidisciplinare di psicologo e dietista, se la situazione lo richiede si passa alla presa in carico e ad un percorso che continua a correre sui binari della multiprofessionalità, con un lavoro psicologico e dietologico ma anche un monitoraggio della situazione medica con esami e qualsiasi altro intervento possa servire e una rete con gli altri servizi del territorio. Ad oggi per l’ambulatorio l’unico “confine” è quello della gravità del paziente, il cui indicatore principale è l’indice di massa corporea: se questo indicatore, che viene calcolato partendo da peso e altezza, è al di sotto di 15, ci si appoggia a servizi che offrono la possibilità di ricovero ospedaliero per la rinutrizione o comunque a servizi residenziali.
L’aumento della domanda seguito alla pandemia però ha messo l’ASST di fronte alla necessità di dare ulteriore sviluppo al servizio, verosimilmente dal prossimo anno, senza dimenticare che ci sarà comunque da fare i conti anche con i finanziamenti. Tre i livelli sui quali l’azienda socio-sanitaria territoriale intende lavorare: l’implementazione degli interventi dedicati alle famiglie dei pazienti, il pasto assistito – ovvero una tecnica di tipo psico-educazionale che consente ad un gruppo di pazienti di condividere un pasto organizzato e preparato a monte nel rispetto delle loro necessità -, e la possibilità di avviare macro-attività ambulatoriali complesse con le unità operative di medicina generale e pediatria per la gestione dei pazienti che presentano maggiori gravità dal punto di vista medico e internistico. Proprio le prospettive per il futuro hanno spinto alla scelta di spostare l’ambulatorio dal vecchio Ospedale di Legnano a quello di Cuggiono, sia per la possibilità di lavorare con altre unità operative complesse è più facilmente percorribile dato che ci si trova in un vero e proprio ambiente ospedaliero, sia per la presenza dell’unità operativa complessa di psicologia clinica, sia per la centralità geografica rispetto ai diversi distretti serviti dall’azienda ospedaliera.
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