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LE RIFLESSIONI DEI GIOVANI DEMOCRATICI E DEL PD SUL CASO MANZI

1 Ottobre 2010


Quanto è accaduto qualche giorno fa a Frediano Manzi (qui una notizia del suo fallito suicidio) è ciò che in uno Stato libero, onesto e partecipato non dovrebbe mai capitare a meno di interrogarsi sul fatto che lo stato sia libero, onesto e democratico.

Dopo gli attentati e l’imposizione di una vita da condividere con la scorta, la delusione causata dall’abbandono completo da parte delle istituzioni e della politica e l’omertà dei molti hanno portato quest’Uomo, così forte nella lotta contro le organizzazioni criminali, a cedere alla tristezza e all’incapacità di resistere. Per fortuna i suoi due carabinieri di scorta sono riusciti a salvarlo.

 

La chiusura di SOS Racket Usura e il suo tentato suicidio non sono stati una sconfitta solo per Frediano Manzi ma per chiunque abbia a cuore la legalità, la sicurezza, la libertà, lo Stato. Ciascuno faccia il mea culpa, ciascuno capisca quanto abbia sbagliato. Dalle Istituzioni alla Politica (quella che vorremmo tornasse con la P maiuscola).

Il nostro rispetto ci impedisce di additare qualcuno in particolare, anche se si potrebbe fare, e ci impone di fare innanzitutto autocritica: anche il Partito Democratico, i Giovani Democratici e chiunque nell’area del centrosinistra non si è fatto portatore di una lotta, una resistenza così sempre più fondamentale in questo periodo storico, ha delle responsabilità.

Ripartiamo da qui senza ipocrisia e falsi perbenismi. Ripartiamo comprendendo l’importanza del messaggio che Frediano Manzi portava, facendoci promotori di un percorso nuovo di mobilitazione e di impegno nell’antimafia. Se lo capiamo il gesto disperato non sarà stato vano.

Nicola Martocchia, responsabile dei Giovani Democratici
Salvatore Forte, portavoce circolo PD Legnano  

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