MercatoneUno, i lavoratori in sciopero bloccano viale Sabotino
E poi invaso hanno il parcheggio del punto vendita MERCATONE UNO, FEDERCONSUMATORI A SUPPORTO DEI CONSUMATORI COINVOLTI
«Ci hanno tradito: ci hanno fatto credere che ci fosse speranza, invece ci hanno fatto cadere nel baratro». Sono parole di rabbia quelle che arrivano dai lavoratori di MercatoneUno che sabato 25 maggio si sono improvvisamente ritrovati senza lavoro.
Questa mattina, giovedì 30 maggio, i dipendenti hanno protestato ai cancelli del punto vendita di viale Sabotino a Legnano, proprio mentre a Roma era in corso un tavolo ministeriale.
[pubblicita]I lavoratori legnanesi hanno prima bloccato viale Sabotino e poi invaso il parcheggio del punto vendita, nonostante le Forze dell'Ordine abbiano ricordato loro che si tratta di un'area privata.
«Ci hanno deluso – raccontano i lavoratori –. In questi anni abbiamo lavorato e rinunciato a tanti diritti. Abbiamo fatto sacrifici nell'illusione di salvare l'azienda. Ci hanno dato speranze. Poi a pochi giorni dall'avvio della procedura fallimentare ci è arrivata una lettera con la quale la proprietà ci invitava ad aver fiducia». Una lavoratrice ha poi letto la lettera ricevuta pochi giorni prima dell'annuncio del fallimento: «L'amministratore delegato ha scritto: "ci stiamo dedicando esclusivamente alla nostra unica priorità: la capitalizzazione della nostre. Azienda, che potrà garantire un futuro e un lavoro stabile a noi tutti. Sto infatti lavorando incessantemente sette giorni su sette, per portare a termine nel più breve tempo possibile il lavoro con gli investitori. Comprendo bene le ansie e le preoccupazioni; so che non è facile per Te, per i Tuoi colleghi e per le Vostre Famiglie". E poi venerdì sera abbiamo scoperto attraverso il social che è stata avviata la procedura fallimentare: non ci è arrivata nessuna comminicazione ufficiale».
A scioperare sono genitori con figli per la maggior parte donne e molte di loro si stanno chiedendo «Come faremo a trovare lavoro se già a 40 anni sei considerato vecchio? Come faremo a mangiare e a far finire gli studi ai nostri figli?». Un dipendente in aspettativa da due anni per malattia ha raccontato «Sto combattendo per guarire un brutto male – racconta il padre di famiglia -. Avevo la certezza, però, di poter rientrare al lavora appena mi fossi sentito meglio. Era un pensieroc he mi dava forza. E adesso? Ero io la colonna portante di famiglia, ora è svanito tutto. È da 13 anni che lavoravo qui, la maggior parte di noi erano lavoratori storici di quest'attività. In un attimo siamo stati spinti nel baratro».
«La situazione, come abbiamo più volte ribadito, è critica – spiegano da Filcam CGIL –. Il curatore fallimentare ha appena restituito il ramo d'azienda, l'obiettivo di quest'azione è quello di tentare di trovare una realtà pronta a rilevare il marchio così da poter dare continuità. Noi continuiamo a batterci chiedendo l’attivazione dell’ammortizzatore sociale e il ripristino della condizione contrattuale. Chiediamo al MISE di vigilare sull’evoluzione della vertenza e ci rendiamo disponibili ad una piena collaborazione a tutela delle famiglie che in questo momento non hanno più uno stipendio a fine mese e non sanno neppure se avranno la cassa integrazione. Più tempo passerà con le serrande abbassate tanto più sarà difficile trovare soluzioni idonee a ridare fiducia e prospettiva alle lavoratrici e lavoratori».
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