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Rescaldina saluta Saverio Sidella: «Una vita all’insegna del servizio»

Oltre 400 persone hanno voluto rendere omaggio per l'ultima volta al sergente maggiore, scomaprso a seguito dell'esplosione di via Brianza

Il silenzio militare intonato dalle trombe dei colleghi della caserma "Ugo Mara", una chiesa stracolma con una vistosa "marea" blu di divise della U.S. Carcor, il gonfalone di Rescaldina listato a lutto e un lungo, scrosciante applauso. Così Rescaldina ha salutato per l'ultima volta Alessandro Saverio Sidella, vittima dell'esplosione che lo scorso 31 marzo ha sventrato la palazzina al civico 34 di via Brianza.

Circondato dal picchetto d'onore dei suoi commilitoni, il sergente maggiore è stato ricordato, in una funzione concelebrata da cinque sacerdoti, da un'omelia ispirata al tema del servizio, che così da vicino ha accompagnato la vita di Saverio: il servizio militare, il servizio per la sua famiglia, per la sua comunità, per l'oratorio e per il paese intero. E in un silenzio che ha emozionato le oltre 400 persone presenti nella chiesa parrocchiale del paese, tra cui le autorità militari e civili, sull'altare per Saverio sono state deposte una lampada accesa, una piccola pianta di ulivo e una maglia della "sua" Carcor.

Il sergente maggiore è stato ricordato nelle parole dei suoi cari prima dalla preghiera della cugina e poi dalla preghiera scelta dalla moglie Cristina, che non ha potuto essere presente alla cerimonia a causa delle sue condizioni di salute. «La morte non è niente. Sono solamente passato dall'altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto – sono le parole della preghiera di Sant'Agostino scelta dalla consorte per salutare per l'ultima volta Saverio –. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l'uno per l'altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un'aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d'ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l'angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace».

E poi il saluto dei colleghi militari, che hanno voluto dire addio al sergente maggiore con le parole della preghiera del soldato: «Signore Iddio che hai costituito in molto popoli l'umana famiglia da Te creata e redenta, guarda benigno noi che abbiamo lasciato le nostre case per servire in armi l'Italia. Aiutaci affinchè, con la forza della fede, diventiamo capaci di affrontare le fatiche e i pericoli in generosa fraternità d'intenti, offrendo alla Patria la nostra pronta obbedienza e la nostra serena dedizione. Fa' che sentiamo ogni giorno, nella voce del dovere che ci guida, l'eco della Tua voce; fa' che possiamo essere d'esempio a tutti i cittadini nella comprensione dei tuoi comandamenti e nell'osservanza delle leggi dello Stato. Fa' che l'Italia sia stimata ed apprezzata nel mondo per la concordia operosa del suo popolo. Dona, o Signore, l'eterno riposo ai caduti e alle vittime di tutte le guerre. L'intercessione di Maria, madre di Dio e dell'umanità, e la protezione di San Giovanni XXIII Papa, accompagnino tutti i popoli della terra alla libertà, alla giustizia ed alla pace. Benedici!».

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Leda Mocchetti
leda.mocchetti@legnanonews.com
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Pubblicato il 03 Maggio 2018
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