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Ictus cerebrale, la Stroke Unit di Legnano un’eccellenza

L'unità d'urgenza dell'Ospedale cittadino ha superato i 200 casi curati con la trombolisi...

L'ictus celebrale non fa paura all'Ospedale di Legnano che grazie alla "Stroke Unit" ha superato i 200 casi curati con la trombolisi in 7 anni e ridotto a 1% la mortalità.

Avviata nel 2008 l'unità urgenza ictus legnanese stamattina, martedì 7 luglio, ha deciso di presentare il positivo bilancio sui risultati ottenuti attraverso la trombolisi, ossia la terapia antitrombotica basata sulla somministrazione di farmaci in grado di sciogliere un trombo formatosi all’interno delle arterie.

A illustrare l'importante servizio le dottoresse Patrizia Perrone, direttore del dipartimento di Neuroscienze A. O. Legnano, e Maria Vittoria Calloni, responsabile Stroke Unit Legnano. All'incontro era presente anche Carla Dotti direttore generale dell'A.O. di Legnano.

«La Stroke Unit è un’area assistenziale dedicata e topograficamente definita – ha spiegato la dottoressa Perrone -. Ha personale specializzato, esperto nella diagnosi-cura-assistenza all’ictus. Applica protocolli standardizzati e adotta un approccio multidisciplinare coordinato. L'unità riduce la mortalità, la disabilità, l’istituzionalizzazione in tutti i pazienti indipendentemente da: età, sesso, sottotipo, gravità dell’ictus. L'unità possiede 8 letti monitorati e sino ad oggi abbiamo oltre 200 trombolisi endovenosa con una percentuale degli ictus ischemici trattati (da dati regionali) fino al 18.8% tra i migliori della Lombardia (solo Niguarda ci supera col 20%, ma in Italia il dato è del 4%). I pazienti trattati provengono dai DEA dell'Azienda, soprattutto da Legnano e Magenta (gli ultimi 3 casi provengono da Magenta) ma anche da ASL limitrofe».

«Il "tempo è cervello" perciò è importante allertare subito il 118 – ha spiegato medico Calloni -. Se si riscontrano deviazioni della bocca, debolezza, insensibilità ad un braccio o a una gamba. Difficoltà a parlare o a comprendere è necessario chiamare subito il 118. Evitare di farsi trasportare da parenti o amici al pronto soccorso in quanto chiamando Areu viene innescata una catena di soccorso: la centrale operativa allerta il pronto soccorso e di conseguenza la Stroke Unit. Il paziente quando arriva in ospedale viene subito preso in carico e curato».

«Il tempo, come per l'infarto cardiaco, si misura col termine “door to needle” dalla porta di casa all'ago della terapia – afferma la dottoressa Calloni –. In casi selezionati può essere praticata la trombolisi: l’infusione di sostanze che aiutano a “sciogliere” il trombo che ha provocato l’ictus. “Golden hour” è l’ora preziosa per intervenire con la trombolisi entro 3 ore in alcuni casi anche fino a 4 h e 30’. Non tutti i pazienti possono essere sottoposti a trombolisi. É comunque una terapia a rischio di emorragia e quindi vi sono criteri di esclusione tra cui anche l’età. Tutti i pazienti con ictus possono però essere ricoverati in Stroke Unit».

La responsabile Stroke Unit ha poi aggiunto: «E' da un anno che con la collaborazione della Neuroradiologia interventistica di Niguarda, facciamo anche la trombectomia: procedura endoscopica successiva alla trombolisi, che comporta l’asportazione meccanica del trombo (5 i casi trattati, tutti senza complicanze e con buoni risultati). I nostri pazienti trattati con trombolisi presentano dopo 3 mesi autonomia nel 65%, parziale autonomia nel 29%, completa dipendenza nel 5%, decesso nel 1%».

Infine, i due medici hanno ricordato i fattori di rischio: età sesso etnia familiarità; noi caucasici non siamo i più colpiti. I più colpiti sono (in ordine di frequenza) il maschio nero, la femmina nera e (a parità di incidenza) con lieve prevalenza maschio bianco e femmina bianca. E poi,  Ipertensione, fibrillazione atriale, diabete, obesità, fumo, dislipidemia, alcool, pregresso attacco ischemico transitorio.

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Gea Somazzi
gea.somazzi@legnanonews.com
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Pubblicato il 08 Luglio 2015
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