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70 ANNI FA LA RETATA ALLA FRANCO TOSI

Attraverso una lezione di storia del prof. Giancarlo Restelli, riviviamo una delle vicende più tragiche per la nostra città...

La retata nazifascista alla Franco Tosi
5 gennaio 1944

“Fermate le macchine, scioperate, manifestate in strada contro i padroni profittatori e contro gli hitlero-fascisti.
I magnati dell’industria hanno accumulato miliardi di profitti e vi fanno morire di fame”

Manifestino sequestrato dai carabinieri di Busto Arsizio (13 dicembre ’43),
probabilmente frutto della attività dei fratelli Venegoni nell’Alto Milanese

Erano ormai alcune settimane in cui c’era molto fermento all’interno dell’azienda. Dopo alterni momenti in cui sembrava che le trattative andassero in porto, la mattina del 5 gennaio ’44 gli operai della Franco Tosi occuparono gli uffici dei dirigenti e il generale delle SS Otto Zimmermann, colui a cui era stato affidata la repressione degli scioperi nell’Alta Italia, fu immediatamente informato.

Nel primo pomeriggio del 5 gennaio due camion pieni di SS varcarono il cancello della Franco Tosi. Nel piazzale centrale erano radunati tutti gli operai, alcune migliaia. Reparti fascisti si erano invece collocati all’esterno della fabbrica a presidiare gli ingressi.

In pochi attimi le SS scesero dai camion e posizionarono le mitragliatrici. Con un altoparlante si ordina ai lavoratori di ritornare in fabbrica. Nessuno si muove. Il comandante ordina “Fuoco!!“… ma le raffiche fortunatamente sono rivolte in aria. La massa ondeggia, incredula, sbigottita.

Subito dopo scatta la caccia ai rappresentanti sindacali e ai più noti lavoratori antifascisti. Bisogna arrestarli per separare i lavoratori dai loro dirigenti sindacali più conosciuti e stimati. Solo così i tedeschi sperano di mettere fine a quella lunga sequela di scioperi che era iniziata nel marzo dell’anno precedente.

Vengono arrestati una sessantina di lavoratori e portati nel carcere di San Vittore. Nella notte reparti tedeschi e fascisti arrestano alcuni antifascisti legnanesi.

Nel carcere di San Vittore vengono interrogati e dopo alcuni giorni rilasciati, meno otto lavoratori, quasi tutti appartenenti alla Commissione Interna.

Dopo alcuni giorni a San Vittore gli otto dipendenti della Tosi vengono avviati nel campo di Fossoli (Dulag, campo di transito). Partono da Fossoli su vagoni piombati l’8 marzo ’44 con altri 600 lavoratori provenienti dalla Toscana, da Milano e Torino (trasporto n. 32).

Giungono a Mauthausen l’11 marzo ’44. Sono classificati con la categoria Schutzhaftlinge (prigioniero politico, mandato di arresto per motivi di sicurezza). Nel lager venne a loro chiesto il mestiere per sfruttarli meglio fino alla morte. Alcuni di loro passano attraverso diversi sottocampi. Sette morirono di fame, freddo, lavoro forzato e malattie. Uno solo sopravvisse: Paolo Cattaneo, ma morì suicida pochi anni dopo.

Ricordo brevemente i loro nomi:

– Pericle Cima

Nato a Spinadesco (Cremona). Ingegnere meccanico nella Franco Tosi. Deceduto l’11 aprile 1945 a Steyr (in Austria) durante la “marcia della morte” da Vienna a Mauthausen. Aveva 56 anni. Nella foto a destra il cimitero di Steyr (Austria) in cui è sepolto Pericle Cima

– Carlo Grassi

Nato a Legnano. Mestiere dichiarato modellatore metallurgico. Deceduto tra il 14 febbraio e il 15 febbraio 1945 a Gusen. Aveva 43 anni.

– Francesco Orsini

Nato a Legnano. Mestiere dichiarato tornitore. Deceduto il 5 ottobre 1944 nel castello di Hartheim (Mauthausen). Aveva 62 anni.

– Angelo Santambrogio

Nato a Legnano. Membro di primo piano della Commissione Interna della Franco Tosi e fugura importante nell’attività sindacale a Legnano accanto ai fratelli Venegoni. Mestiere dichiarato fresatore. Deceduto il 19 settembre 1944 nel Castello di Hartheim (Mauthausen). Aveva 31 anni.

– Ernesto Venegoni

Nato a Legnano. Membro della Commissione Interna della Franco Tosi. Mestiere dichiarato meccanico di precisione. Deceduto il 26 marzo 1944 a Mauthausen. Aveva 45 anni.

– Antonio Vitali

Nato a Milano. Membro della Commissione Interna della Franco Tosi. Mestiere dichiarato meccanico. Deceduto il 9 marzo 1945 a Gusen. Aveva 46 anni.

– Paolo Cattaneo

Nato a Legnano. Membro della Commissione Interna della Franco Tosi. Mestiere dichiarato tornitore. Sopravvissuto. Aveva, nel ’45, 36 anni.

– Alberto Giuliani

Perito tecnico nella Franco Tosi. Fu inviato nel lager con un altro trasporto rispetto ai suoi compagni. Deceduto il 6 febbraio 1945. Aveva 35 anni.

Nel cimitero di Legnano ci sono le tombe dei deportati del 5 gennaio ‘44, naturalmente sono tombe vuote perché i loro corpi furono bruciati nei forni crematori. Sicuramente questo è il destino di Angelo Sant’Ambrogio e Francesco Orsini morti nel castello di Hartheim, ma anche a Mauthausen e Gusen c’erano forni di incenerimento dei corpi.

Anche se le tombe non contengono le loro spoglie, non per questo non devono essere meta di pellegrinaggio e di commosso ricordo.

http://www.youtube.com/watch?v=g3-KFi7rhbM

“Gli operai arrestati erano solo colpevoli di aver reclamato di parificare i salari dei lavoratori legnanesi a quelli dei maggiori centri industriali (Sesto San Giovanni) e di far mantenere agli industriali le promesse fatte. Invece i barbari delle SS avevano voluto arbitrariamente intervenire in difesa degli sfruttatori del popolo contro gli operai”.

da un volantino redatto dai fratelli Venegoni poco dopo il 5 gennaio ‘44

Fonti:

. Piero Macchione, “L’oro e il ferro. Storia della Franco Tosi”, F. Angeli 1987

. Giorgio Vecchio, Nicoletta Bigatti, Alberto Centinaio, “Giorni di guerra. Legnano 1939-1945”, 2009

Giancarlo Restelli

-Mikis Theodorakis, “Mauthausen Cycle”

http://www.youtube.com/watch?v=rk1f9OEJ09M&playnext=1&list=PL0FB31609FEC0075F&feature=results_video

Redazione
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Pubblicato il 04 Gennaio 2014
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