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25 APRILE 2013: IL DISCORSO DEL SINDACO ALBERTO CENTINAIO

"Quando il 25 aprile 1945 esplose l’insurrezione popolare non si trattò solo di un grande fatto militare, ma di un avvenimento di eccezionale portata politica...

Ricordiamo oggi l’anniversario della liberazione dell’Italia dall’oppressione nazi-fascista. Un evento che merita di essere celebrato perché è proprio sul sacrificio di chi spese la propria vita per restituire la libertà agli italiani che si fonda la nostra Repubblica.

Quando il 25 aprile 1945 esplose l’insurrezione popolare non si trattò solo di un grande fatto militare, ma di un avvenimento di eccezionale portata politica, perché segnava il pieno riscatto pagato a duro prezzo dal popolo italiano nella lotta contro il fascismo, per gettare le basi di una democrazia moderna con la partecipazione ed il consenso dei cittadini.

E’ opportuno ricordare ciò, soprattutto nei momenti di crisi come quello che stiamo vivendo oggi. Custodire le proprie radici è infatti essenziale per non perdere la speranza in un domani migliore.

La Resistenza è un valore che non tramonta perché è stata una guerra di popolo. La città di Legnano e tutti i comuni dell’hinterland non furono da meno. Voglio leggere quanto scrisse Sandro Pertini in occasione del 30° anniversario della Liberazione come prefazione al libro “Legnano nella Resistenza”:

«E’ bene che tutti conoscano la lunga battaglia combattuta contro il fascismo in tutta la zona dell’Alto Milanese, durissima e senza soste, con scioperi e agitazioni nelle fabbriche anche nei momenti più oscuri del ventennio nero; è bene che non dimentichino i nomi dei venti antifascisti denunciati al Tribunale speciale, di coloro che trascorsero un lungo periodo nelle carceri fasciste, di coloro che dettero un contributo alla difesa della Repubblica Spagnola, dei 68 caduti della Resistenza, o deportati e morti a Mauthausen, della Medaglia d’Oro Mauro Venegoni, operaio, che dedicò tutta la vita alla lotta per la libertà e che fu barbaramente trucidato dalle Brigate Nere il 31 ottobre 1944 dopo essere stato sottoposto alle più atroci torture».

Non c’è revisionismo storico o opportunismo politico che possono cancellare queste pagine di storia.

Il richiamo alle nostre fabbriche come luoghi di antifascismo militante è oggi ancor più opportuno per la difficile situazione di crisi in cui versa la Franco Tosi. Difendere il posto di lavoro dei suoi quasi 500 dipendenti assume per tutta la città e per i comuni vicini un significato che va ben oltre gli aspetti sindacali, economici e sociali: vuol dire difendere un pezzo importante della nostra storia migliore!

Qualche settimana fa ho accompagnato un gruppo di studenti delle nostre scuole in un viaggio nei campi di sterminio costruiti dai nazisti. Un vero e proprio pellegrinaggio che tutti i giovani dovrebbero compiere. Vedere da vicino fino a quali livelli di spietata disumanità può spingersi l’uomo è un’occasione preziosa perché aiuta a riscoprire il valore del sacrificio, della dedizione, del sentirsi parte di un popolo che ha saputo ripartire da zero dopo una guerra così devastante.

Oggi viviamo in un contesto di pace e di libertà democratica, non possiamo tuttavia dimenticare che la vera pace e la vera libertà esistono soltanto se rimuoviamo tutto ciò che è di ostacolo a una piena realizzazione della dignità umana. E’ un invito che ci arriva dalla stessa Costituzione Repubblicana. Ed è per questo che la nostra “guerra di liberazione” deve avere oggi come obbiettivo l’eliminazione della disoccupazione (soprattutto giovanile), delle nuove povertà, del disagio sociale, di una politica che non riesce a mettere al centro i veri interessi della gente.

Giacomo Ulivi, un ragazzo di 19 anni fucilato a Modena dai fascisti della Guardia Nazionale Repubblicana, in una bellissima lettera scritta poco prima di morire ci ha lasciato queste parole: «Il più terribile risultato di un’opera di diseducazione ventennale è stato quello di inchiodare in molti italiani il pregiudizio della sporcizia della politica».

Parole di estrema attualità che devono farci riflettere. Ieri come oggi una deriva qualunquista ci spinge ad abdicare alle nostre responsabilità individuali. E’ sempre Giacomo Ulivi a ricordarci che «al di là di ogni retorica, constatiamo come la cosa pubblica siamo noi stessi, la nostra famiglia, il nostro lavoro, il nostro mondo, insomma: che ogni sciagura è sciagura nostra. Se ragioniamo, il nostro interesse e quello della cosa pubblica finiscono per coincidere. Appunto per questo dobbiamo curarla direttamente, personalmente, come il nostro lavoro più delicato e importante».

Parole scritte da un giovane quasi 70 anni fa mentre stava per essere portato davanti al plotone d’esecuzione.

Se l’uomo cessa di essere cittadino, cioè un soggetto di doveri, ma anche di diritti e di libertà, tutto il sistema democratico è compromesso. Abbiamo superato momenti difficili quali lo stragismo, l’eversione e il terrorismo che hanno messo a repentaglio la democrazia e, malgrado tanti passaggi cruciali, tanti rischi e tensioni, il sistema democratico nato dalla Resistenza ha retto e oggi consente al Paese di affrontare, pur tra contraddizioni, contrasti e tanti sacrifici le sfide che il presente ci pone dinnanzi.

In passato ho avuto la fortuna di conoscere e intervistare molti partigiani e partigiane senza delle quali – è bene ricordarlo – la Resistenza non avrebbe avuto quella dimensione vasta di lotta di popolo.

In questa circostanza vorrei che tutta la città si stringesse idealmente intorno a loro; a coloro che ancora sono in vita, ma anche a coloro che non sono più visibilmente tra noi. In particolare vorrei che ci stringessimo intorno ai tanti giovani che sono morti per la libertà del nostro territorio e della nostra nazione.

Oggi io li sento qui accanto a me, accanto a tutti voi, per ricordarci l’impegno di conservare quei valori di libertà e solidarietà che li hanno spinti a sacrificare gli anni migliori della loro vita.

Impegniamoci dunque tutti a trasmettere i valori che stanno alla base della nostra convivenza civile alle nuove generazioni. E’ per questo che assume un’importanza particolare la partecipazione attiva dei ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado a questa celebrazione con le riflessioni che oggi ascolteremo.

Alberto Centinaio – sindaco di Legnano

Redazione
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Pubblicato il 25 Aprile 2013
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